La Direzione PD per dare l'ok a Gentiloni e discutere della sconfitta del 4 dicembre
È terminata intorno alle 14.30 la Direzione del PD convocata al Nazareno per analizzare il risultato del referendum e dare un placet ufficiale a Gentiloni quale presidente del Consiglio.
In merito a questo secondo punto è stata celebrata l'ennesima ipocrisia o messa in scena del PD, visto che i capigruppo del partito avrebbero incontrato Gentiloni solo successivamente.
Pertanto, i capigruppo erano stati incaricati dal PD per dare un sostegno a prescindere, qualunque cosa Gentiloni avesse detto loro. Qualunque fossero state le sue scelte. C'è un senso in tutto questo?
A prima vista no, tenendo da parte la disciplina di partito. Però, riflettendo, si può trovare e consiste nel fatto che Gentiloni, agendo su mandato di Matteo Renzi, avesse giuà ricevuto da lui l'elenco di quali siano i ministri e i compiti del nuovo Governo. Con questa chiave di lettura, almeno la logica sarebbe salvaguardata.
A sottolineare quanto sia stato allucinante il dibattito odierno vi è anche l'analisi del voto referendario. Un ottimo esempio in tal senso è l'intevento di Matteo Orfini.
Secondo il presidente del partito è il dibattito interno una, se non la principale, delle cause che hanno portato alla sconfitta del 4 dicembre. I dirigenti locali sono impegnati per gran parte del tempo a spiegare le diatribe tra maggioranza e minoranza, tanto che finiscono per dedicare solo una minima parte del loro lavoro a registrare e cercare di risolvere i problemi concreti della popolazione.
Ad Orfini non è venuto da dire che il problema del PD è il non aver messo in campo politiche sociali cerdibili, nonostante gli slogan di Renzi. Oppure che il problema è l'aver raccontato alla gente provvedimenti che sono stati poi licenziati in maniera diversa da quella annunciata e non certo a favore dei lavoratdori. Ed è per questi motivi che il PD, nel modo che viene percepito dal Paese, risulta urticante. E almeno questa caratteristica del PD Orfini l'ha riconosciuta. Giene va dato atto.
E addirittura ha pure riconosciuto la necessità di un grande soggetto collettivo che si metta a disposizione delle fasce più deboli del Paese.
La cosa più importante che però Orfini si è dimenticato di dire, è che quest'ultimo punto sarà sempre impossible finché uno come Renzi pretenderà di pensare e licenziare provvedimenti che sembrano usciti dai libri di Milton Friedman piuttosto che da quelli di John Maynard Keynes.
Basterebbe che al PD capissero questo semplice concetto per risolvere i loro problemi, ma ancora sembrano molto lontani addirittura anche solamente dall'ipotizzarlo.