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Prostitute ed escort ottengono codice Ateco: ora possono pagare le tasse come qualsiasi professionista

Prostitute ed escort ottengono codice Ateco: ora possono pagare le tasse come qualsiasi professionista

L'argomento della prostituzione in Italia, da sempre avvolto da un alone di tabù e contraddizioni, entra ora nel vivo del dibattito pubblico grazie alla nuova classificazione dell'Istat, che include un codice Ateco specifico per le attività di escort e servizi sessuali. Un’iniziativa che, a prima vista, potrebbe sembrare un tentativo di modernizzare e regolarizzare un settore da sempre relegato ai margini della legalità, ma che in realtà solleva interrogativi ben più complessi e scottanti.

Il vicepremier Matteo Salvini ha accolto con entusiasmo questa novità, descrivendola come “un passo in avanti verso buonsenso e legalità”. Tuttavia, il suo ottimismo sembra un po' naif se si considera che la prostituzione, pur non essendo vietata in Italia, è soggetta a un quadro normativo che punisce severamente lo sfruttamento e l’induzione. Ma andiamo con ordine.

La nuova classificazione, entrata in vigore ad aprile, introduce il codice 96.99.92, il quale comprende non solo le attività di escort e agenzie di incontro, ma anche la fornitura di servizi sessuali e l'organizzazione di eventi di prostituzione. Insomma, un vero e proprio “caffè letterario” della vita sociale, dove si possono combinare incontri romantici e affari poco chiari. E qui sorge una domanda: come si fa a distinguere fra un incontro galante e un’attività di sfruttamento? Se una persona si presenta in un locale con l’intento di “socializzare”, come si può sapere se sta per intraprendere una chiacchierata o un affare di natura più… intima?

Salvini, nella sua visione illuminata, propone controlli sanitari e pagamento delle tasse, come se il fatto di essere in regola con il fisco possa magicamente risolvere le problematiche legate a una professione che, storicamente, si è sempre trovata a fare i conti con il pregiudizio e la stigmatizzazione sociale. Il vicepremier sembra dimenticare che, al di là delle pratiche fiscali, c’è una questione di diritti e dignità da affrontare. È come se un ristorante decidesse di servire cibo scadente, ma con una bella tovaglietta a quadretti; la bellezza della presentazione non cambia la qualità del prodotto.

E sebbene la nuova classificazione si allinei con le normative europee, la verità è che in Italia tale normativa non promuove la legalizzazione della prostituzione, ma si limita a riconoscere un fenomeno che esiste, in un modo o nell'altro. La legge italiana, infatti, punisce solo lo sfruttamento della prostituzione, non l'attività in sé. Un principio che è stato ribadito da numerose sentenze della Cassazione, le quali hanno stabilito che questa attività debba essere tassata come qualsiasi altra forma di lavoro autonomo. Quindi, in teoria, un “lavoratore del sesso” potrebbe emettere fattura come un idraulico, o un architetto, a patto che non sia sotto il tallone di un “protettore”. Non è un po' surreale?

Il dibattito si infiamma, con esponenti delle opposizioni che accusano il governo di “incassare anche dalla prostituzione”, evocando l’immagine di Tina Merlin che, nel suo tentativo di promuovere i diritti delle donne, si starebbe rivoltando nella tomba. Insomma, il dibattito sulla prostituzione diventa una sorta di guerra dei mondi, dove da una parte ci sono i “moralisti” e dall'altra i “pragmatici”, con il pubblico divertito spettatore di uno spettacolo che sembra un mix fra un dramma shakespeariano e una commedia all’italiana.

E come se non bastasse, la nuova classificazione introduce anche un codice per gli influencer, segno di come la società contemporanea stia cambiando. Gli influencer, che fino a ieri erano considerati poco più che un fenomeno da social media, ora ottengono un riconoscimento ufficiale. Immaginate un influencer che, dopo aver postato un selfie con un cagnolino, si dedichi a organizzare eventi di speed dating. Il confine tra “lavoro” e “divertimento” diventa sempre più labile, e la vita sociale si trasforma in un grande palcoscenico, dove tutti sono attori e spettatori al contempo.

In conclusione, la questione della prostituzione in Italia è complessa e sfaccettata. Da una parte, c’è la necessità di garantire diritti e protezione a chi esercita questa professione; dall’altra, la difficoltà di farlo in un contesto normativo che, pur riconoscendo l’esistenza del fenomeno, continua a stigmatizzarlo. La strada da percorrere è lunga e tortuosa, ma è fondamentale affrontare la questione con serietà e rispetto, evitando di ridurla a una mera questione fiscale o a un dibattito politico ideologico. Solo così si potrà sperare di trovare soluzioni che tutelino la dignità di tutti, senza cadere nella trappola della superficialità. In questo teatro della vita, dove le battute sono scritte e riscritte, non possiamo permetterci di essere soltanto comparse.

Autore Gianluca Paganotti
Categoria Politica
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