Esteri

Stati Uniti e Iran si accordano per continuare i colloqui dopo quelli "indiretti" a Muscat in Oman

Stati Uniti e Iran si accordano per continuare i colloqui dopo quelli indiretti a Muscat in Oman

I delegati statunitensi e iraniani hanno deciso di proseguire i dialoghi la prossima settimana, a seguito di un primo round di negoziati "indiretti" svoltisi sabato a Muscat, capitale dell’Oman. I colloqui, mediati dal governo omanita, sono stati definiti dal Ministero degli Esteri iraniano come costruttivi e basati sul "rispetto reciproco", nonostante le profonde divergenze tra le parti.  

Le delegazioni, guidate dall’inviato speciale americano Steve Witkoff e dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, non hanno interagito direttamente, ma hanno comunicato attraverso il ministro degli Esteri dell’Oman, Badr bin Hamad al-Busaidi, che ha fatto da tramite tra le stanze separate dove erano ospitate le sue delegazioni. Fonti vicine ai negoziati, citate da Al Jazeera, hanno rivelato che entrambe le parti sono state invitate a redigere un documento con le proprie posizioni, delineando priorità e limiti negoziali.  

Teheran ha ribadito che i colloqui riguarderanno esclusivamente il programma nucleare civile, escludendo discussioni sulle capacità militari o sull’asse di resistenza regionale. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno mantenuto un tono minaccioso: il presidente Donald Trump, in volo verso Florida venerdì, ha avvertito che "non possono avere un’arma nucleare", mentre la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha riecheggiato la linea dura, dichiarando che "sarà un inferno" se le richieste USA non saranno soddisfatte.  

Il contesto è segnato dal ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nucleare del 2015 (JCPOA) nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, e dal successivo inasprimento delle sanzioni, aggravate anche da Joe Biden. L’Iran, la cui economia è stata colpita duramente (con la valuta ai minimi storici), ha recuperato parzialmente dopo l’annuncio dei nuovi colloqui, segnale di timido ottimismo dei mercati. Tuttavia, Teheran continua a denunciare la "mancanza di fiducia" verso Washington, sottolineata dal leader supremo Ali Khamenei.  

Mentre l’UE e la Germania auspicano una "soluzione diplomatica", le potenze europee hanno mantenuto sanzioni legate sia al nucleare sia al conflitto Russia-Ucraina. Cina e Russia, critiche verso l’approccio occidentale, hanno rafforzato i legami con l’Iran. Intanto, Israele, principale oppositore di qualsiasi intesa, ha discusso con Trump il "modello libico" per smantellare il programma iraniano, ipotesi respinta da Teheran: "Le conoscenze nucleari non si bombardano", ha replicato un funzionario.  

In caso di fallimento dei negoziati, USA e Israele hanno lasciato intendere possibili attacchi a impianti nucleari e infrastrutture iraniane. L’Iran, dal canto suo, ha testato armi e condotto esercitazioni per dimostrare di essere pronto al conflitto. Non è chiaro se il prossimo round sarà diretto o mediato, ma Ali Shamkhani, consigliere di Khamenei, ha assicurato che Teheran cerca un accordo "reale ed equo".  

La posta in gioco è alta: mentre Trump promette "un Iran grande e felice" senza armi nucleari, l’establishment iraniano avverte che, di fronte a una "minaccia esistenziale", potrebbe riconsiderare le sue opzioni. Il mondo trattiene il respiro.

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
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