Quando pensiamo alle 'mafie',  viene spontaneo pensare a personaggi di serie televisive come Gomorra o La Piovra e non a film come "Le mani sulla città",  "Palermo - Milano solo andata",  "Sud" e altri ancora.

Eppure non dovrebbe essere così.

Per il nostro codice penale, una 'mafia' "è una associazione in cui coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali."

E non è neanche detto che debba essere 'armata', se i partecipanti non "hanno la disponibilità ... di armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di deposito."

Perle leggi italiane, dunque, lo scopo di una mafia è controllare il commercio e la politica locale con o senza violenza, basta ci sia intimidazione.
Intimidazione che, nel caso di una mafia 'non armata', può consistere anche nel bossing e nel mobbing o nel ricatto, non semplicemente nella violenza.

Una mafia può essere "eversiva" o "terroristica"? 

Una mafia per legge è "eversiva" quando mira allo "sconvolgimento dell'ordine costituzionale, tramite lo scompiglio delle strutture sociali al fine di scardinarle."
Le nostre leggi non riconoscono il reato di eversione, quando una mafia mira non a scardinare, bensì a prendere il controllo delle strutture sociali e dell'ordine amministrativo. 

Una mafia è "terrorista" quando compie un "insieme di atti feroci, indeterminati nel bersaglio, idonei a spargere un'atmosfera di effetti psicologici di terrore diffuso".
Le nostre leggi non riconoscono il reato di terrorismo, quando una mafia attua atti feroci verso vittime determinate (regolamenti di conti, eliminazioni scomode, attentati, pizzo, eccetera), anche se questo è finalizzato a creare paura e terrore come ... omertà e controllo, 

Questa - attenzione - non è una dimensione giuridica solo italiana, ma mondiale.

Naturalmente, è in corso una revisione di questi concetti, come è naturale che sia, dato che le mafie non sono più i picciotti o i campesinos armati di doppietta, anzi - 'grazie' al traffico di droga e di persone - finanziariamente si rappresentano come i maggiori "collettori di contanti".

Questo comporta sia che - ormai - i 'sistemi' sono essi stessi funzionali  alla circolazione, accumulazione e redistribuzione del denaro nel mondo sia che capitali illegali talmente importanti richiedono attività legali altrettanto importanti per poter essere riciclati.
Interessi tali
da giustificare ogni forma di intimidazione, dal bossing e mobbing alle lesioni o all'omicidio, passando per il danneggiamento, il ricatto e l'attentato.

Insomma, una mafia è qualcosa di molto complesso: è una associazione di associazioni, alcune armate e altre non,  alcune finanziatrici tramite il narcotraffico, il pizzo e il caporalato e altre amministratrici dei capitali, della governance e del consenso, tutte insieme coese nello spartirsi il controllo del commercio, del territorio e degli appalti, tutte forti dell'assoggettamento, dell'omertà e della paura.

E' quello che raccontano le decine di documentari sulle mafie che le reti tv e social diffondono a grande richiesta.
Ad esempio, 'Narcotica' su RaiPlay in cui il procuratore Gratteri racconta delle indagini che in Italia ormai coinvolgono direttamente anche narcotrafficanti sudamericani.