Nel 2021, la Corte Penale Internazionale dell'Aia ha deciso che può estendere la sua giurisdizione a quanto accade nei territori occupati della Palestina.

In conseguenza di ciò, il network televisivo qatariota Al Jazeera ha presentato una richiesta formale alla CPI per indagare e perseguire i responsabili della morte della giornalista americano-palestinese Shireen Abu Akleh, uccisa dalle forze di occupazione israeliane l'11 maggio mentre, per conto dell'emittente, stava coprendo un raid dell'IDF nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania.

Nonostante indossasse elmetto e giubbotto antiproiettile dove erano chiaramente visibili le scritte PRESS, la 51enne reporter - notissima in medio oriente per il suoi reportage dalla Palestina - è stata raggiunta da alcuni proiettili che, secondo Al Jazeera, sarebbero stati sparati intenzionalmente, con la volontà di colpirla e ucciderla.

Pertanto, l'emittente araba ha chiesto alla CPI di indagare tenendo conto che quanto accaduto possa considerarsi un omicidio, fornendo anche tutto il materiale raccolto - testimonianze e riprese video - di cui fa parte anche della documentazione finora inedita.

La denuncia presentata da Al Jazeera alla Corte Penale Internazionale si aggiunge a quella già presentata a settembre dai familiari della giornalista insieme al Sindacato della stampa palestinese e alla Federazione internazionale dei giornalisti.

Nella nuova documentazione  presentata da Al Jazeera si dimostra che "Shireen e i suoi colleghi sono stati attaccati direttamente dalle forze di occupazione israeliane", secondo quanto dichiarato martedì scorso dalla stessa rete televisiva che ha aggiunto che le nuove prove ribaltano le affermazioni delle autorità israeliane secondo cui Shireen è stata uccisa in uno scontro a fuoco incrociato e "confermano, senza alcun dubbio, che non ci sono stati spari [da parte dei palestinesi, ndr] nell'area in cui si trovava la giornalista, a parte quelli dei militari israeliani con cui l'hanno colpita".

"Le prove dimostrano che questa uccisione deliberata faceva parte di una campagna più ampia per prendere di mira e mettere a tacere Al Jazeera", dichiara l'emittente qatariota.

E a riprova di quanto lo Stato ebraico sia democratico e desideroso di far chiarezza su quanto accaduto, l'attuale primo ministro israeliano Yair Lapid ha già dichiarato che i propri militari non saranno mai interrogati. 

Da capire, a questo punto, se riportare tale notizia sia da considerare un'offesa al popolo ebraico, alla religione ebraica e ai suoi seguaci e se, pertanto, debba essere etichettata come antisemita e, di conseguenza, passibile di denuncia... in special modo avendo anche l'avventatezza di  chiedere un'opinione in tal senso alla poco attenta (ma solo alle questioni di natura politica che riguardano Israele) senatrice Liliana Segre.


Crediti immagine: aljazeera.net