In Libia, fino a pochi giorni fa, si è continuato a combattere. Con il supporto dei turchi il Governo di Accordo nazionale (Gna) di Tripoli, guidato da al Sarraj e riconosciuto da una parte della comunità internazionale (Italia compresa), ha indirizzato a proprio favore la partita militare nei confronti del generale Haftar e dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Enl) da lui guidato.
Adesso che vede a portata di mano la possibilità di conquistare la città, strategica, di Sirte e l'altrettanto importante base aerea di al-Jufra, al Sarraj di pace non ne vuol sentir parlare, almeno a breve, e per questo ha rifiutato la proposta in tal senso che era stata formulata dal presidente egiziano al Sisi, che supporta apertamente l'Enl.
Il presidente egiziano, conosciuta la risposta, ha inviato un ultimatum ad al Sarraj, definendo Sirte e al-Jufra la "linea rossa che Tripoli non deve superare", aggiungendo che i suoi soldati sono "pronti a qualsiasi missione", sia dentro che fuori l'Egitto.
Una dichiarazione di guerra per il Gna, legittime preoccupazioni di sicurezza egiziane per Ankara. Di fatto, in questo momento la situazione in Libia è una bomba pronta ad esplodere, non più come conflitto locale, ma anche come conflitto internazionale con conseguenze imprevedibili, visto che anche la Russia è tra i sostenitori di Haftar.
Visto il quadro, come l'Italia possa "difendere la Libia da qualunque tentativo di partizione", come dichiarato nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri, Di Maio, è un bel rebus.
Un rebus che forse lo steso Di Maio svelerà nelle prossime ore, visto che oggi si è recato a Tripoli dove ha incontrato al Sarraj per discutere di un intervento straniero in Libia, di una missione navale europea che imponga un embargo sulle armi, di un aiuto italiano per sminare le aree intorno a Tripoli, di esportazioni di petrolio e migrazione... in base a quanto dichiarato dal Gna.
Adesso non resta che conoscere, da parte di Di Maio, che cosa di concreto abbia concordato su tali temi con il Governo di Tripoli.
Dopo 24 ore, così lo riassume il ministro degli Esteri, sul suo account social...
In base al suo resoconto, è evidente che gli italiani, oltre a pagare un ministro impreparato a svolgere l'incarico che occupa, devono pure assistere all'eterno giochino di trasformare l'attività istituzionale in propaganda elettorale, come dimostra il "molto spesso" che accompagna l'affermazione che tra chi fugge dalla Libia vi siano anche terroristi.
Ma ormai, questa è la qualità degli attuali "statisti" che circolano, proprio come un virus, in Italia.