Il centrodestra ha qualche problema in Basilicata. Il motivo? L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza che per i reati di tentata concussione, traffico d'influenze e abuso d'ufficio ha fatto sì che finisse indagato il presidente della regione Vito Bardi (Forza Italia) e buona parte della sua giunta, a seguito dell'arresto del consigliere Regionale Francesco Piro (Forza Italia).

 
Per il reato di tentata concussione, il presidente Bardi è indagato insieme all'ex assessore regionale alla sanità lucana Rocco Luigi Leone (Fratelli d'Italia) e al segretario generale della giunta regionale Antonio Ferrara.

Per la magistratura i tre avrebbero comunicato all'avvocato della regione Basilicata, Valerio Di Giacomo, la decisione (politica) di non sostenere più la difesa di Massimo Barresi nella causa in corso al TAR. Barresi, al tempo, era direttore generale dell'ospedale San Carlo di Potenza.

Per gli inquirenti, quel tentativo (andato a vuoto perché come spiegato dall'avvocato in una intercettazione telefonica il suo mandato era stato firmato dalla giunta precedente) è da interpretare come parte della guerra iniziata dai vertici della regione contro Barresi perché si stava opponendo al progetto di ricostruzione dell'ospedale San Carlo di Lagonegro.

I vertici della regione però non mollano e l'avvocato Di Giacomo, anche per evitare l'accusa di infedele patrocinio, informa di quanto sta accadendo nei suoi confronti l'ordine degli avvocati ed il ministero della Giustizia, aggiungendo che all'incarico di coordinatore dell'Ufficio legale della Regione, a cui era destinato a seguito di una procedura avviata da tempo ed arrivata ormai a conclusione, al suo posto viene nominata una dirigente della regione Basilicata... laureata in matematica!


In relazione alla vicenda Barresi, risulta indagato anche il neo eletto senatore Gianni Rosa (Fratelli d'Italia), oltre ad essere coinvolto anche nel filone dei cosiddetti "tamponi vip". Nello specifico l'allora assessore sarebbe stato sottoposto a tampone Covid nella prima fase della pandemia pur non avendone diritto, secondo le normative vigenti.

Per la stessa ipotesi di reato risultano indagati il direttore generale dell'Asp Luigi D'Angola, l'allora direttore del dipartimento Politiche della persona Ernesto Esposito, il capo della task force Coronavirus Michele Labianca, il capo di gabinetto della Regione Basilicata Fabrizio Grauso e il dirigente della presidenza della giunta regionale Antonio Ferrara.


Poi c'è la parte dell'inchiesta relativa al procacciamento di voti per le elezioni comunali di Lagonegro, dove gli indagati, avvalendosi degli incarichi pubblici da loro ricoperti, avrebbero promesso trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, ed altri favoritismi collegati alla costruzione del nuovo ospedale... in cambio di pacchetti di voti.

Questo il motivo che ha portato all'arresto del consigliere regionale Francesco Piro, capogruppo di Forza Italia, finito in carcere nella casa circondariale di Potenza.

Secondo la Procura, Piro non solo aveva "relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata", ma "non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi". 

Ma il traffico d'influenze riguarda anche la campagna elettorale delle politiche del 25 settembre, "nel corso della quale – a detta degli inquirenti – alcuni degli indagati strumentalizzavano la loro funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere Piro", candidato con Forza Italia.

Ed ecco che qui entra in gioco la sindaca di Lagonegro, Maria Di Lascio, finita ai domiciliari, che richiedeva tramite dirigenti di sua conoscenza – per fortuna senza riuscirvi – ai gestori delle reti di telefonia mobile di disattivare i ponti radio di loro competenza per impedire così il traffico telefonico in determinate zone del lagonegrese dove abitavano i non-sostenitori di Piro, affinché fosse di fatto impedito loro di usufruire del servizio telefonico mobile.

La stessa sindaca si sarebbe attivata anche per impedire che un altro presunto non sostenitore di Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli, oltre ad altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o non-sostenitori del candidato di Forza Italia. Il Prefetto di Potenza ha sospeso dall'incarico la sindaca Di Lascio, finita agli arresti domiciliari.


Coinvolti nell'inchiesta anche Francesco Cupparo (Forza Italia), assessore all'Agricoltura; Rocco Luigi Leone, ex assessore regionale alla Sanità e ora consigliere regionale di Fratelli d'Italia; Giuseppe Spera, direttore amministrativo dell'Azieda sanitaria locale di Potenza dal 9 ottobre 2019 al 10 agosto 2020 e commissario straordinario dell'ospedale San Carlo dal 10 agosto 2020 al 17 dicembre 2020, attualmente direttore generale dell'azienda ospedaliera San Carlo. 


Così il presidente della regione Basilicata ha commentato l'indagine:

"Voglio essere come sempre trasparente con i miei concittadini: stamattina mi hanno chiamato in causa su alcune vicende oggetto di indagine. Voglio prima di tutto ribadire la mia disponibilità verso le forze dell'ordine e la magistratura cui darò la massima collaborazione per fare chiarezza.In particolare, mi viene contestato di aver promesso di favorire una persona per ottenere un trasferimento di sede, fattispecie rispetto alla quale mi ritengo del tutto estraneo.In un altro filone dell'indagine, che non mi riguarda assolutamente, si paventa il coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese, su cui auspico venga immediatamente fatta la massima chiarezza.Vengono poi contestate alcune delibere di Giunta – quindi atti pubblici, che tutti possono leggere – con le quali avremmo tentato di influenzare l'allora Direttore generale del San Carlo. Sono atti di programmazione e di indirizzo sanitario, che non avevano alcun secondo fine.Infine, c'è la sofferta questione dei tamponi, che – ripeto ancora una volta – non ha sottratto alcunché ai cittadini lucani e ai quali sono stato sottoposto per ragioni sanitarie e non certo per favoritismo, nella convinzione della perfetta doverosità di tale prestazione.Voglio essere chiaro: la mia volontà di andare avanti nel governo della Regione Basilicata non è nemmeno in discussione. Sono sereno, ho un lavoro da portare a termine, nell'esclusivo interesse dei lucani, soprattutto in un momento di crisi senza precedenti come quello che stiamo vivendo.Voglio infine sottolineare un fatto: la mia vita è sempre stata improntata alla legalità e al rispetto delle regole. È la mia storia personale".

Qualche commento dalle sedi romane di Fratelli d'Italia e Forza Italia sulle vicende lucane? Nessuno.