"È la solita storia..." è l'inizio di una frase che una volta avrebbe fatto pensare a quella "del pastore", celebre aria de L'Arlesiana di Cilea, conosciuta anche come il Lamento di Federico.

Oggi, invece, la solita storia è quella del leghista, anzi dell'amministrazione leghista di un Comune che nega ad una bambina lo stesso cibo che viene dato invece ai suoi compagni.

Storia, consegnata alla cronaca dal quotidiano L'Arena, che riguarda il comune veronese di Minerbe, il cui sindaco leghista Andrea Girardi, dopo non aver avuto risposta ai numerosi solleciti di pagamento del servizio mensa, ha deciso di far servire come pranzo ad una bambina che frequenta la scuola primaria un pacchetto di cracker e una scatoletta di tonno. Ovviamente non lo stesso pranzo servito ai suoi compagni.

Per il vicesindaco leghista Massimo Momi, tra le cui deleghe vi sono anche quelle relative alla famiglia, quello sopra descritto si sarebbe trattato di un caso limite, motivato dalla necessità di tutelare le altre famiglie che invece pagano regolarmente il servizio mensa.

In pratica, per "punire" i genitori che per problemi economici non avevano pagato i buoni mensa, i correttissimi amministratori leghisti hanno umiliato la loro bambina.

Così ha commentato quanto accaduto Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children: «Ancora una volta siamo costretti a registrare un inaccettabile caso di discriminazione nei confronti di un'alunna delle primarie - i cui genitori sono in ritardo con il pagamento della mensa scolastica – alla quale è stato offerto un pasto a base di cracker e tonno, mentre i suoi compagni mangiavano il menù completo della mensa.

Questi comportamenti producono un impatto estremamente negativo sul piano educativo non solo nei confronti dei bambini colpiti, ma di tutto il gruppo classe.

È intollerabile rivalersi sui bambini, ai quali devono sempre essere garantiti i servizi scolastici necessari per godere del diritto all'istruzione e alla salute. Anche in caso di morosità dei genitori, le istituzioni locali devono trovare altre forme di recupero crediti.

Oggi la mensa scolastica, invece di rappresentare un momento educativo al pari dell'aula, rischia di rafforzare la condizione di diseguaglianza e di mancato accesso ai diritti nel nostro Paese. È infatti un servizio a domanda individuale, legato alle scelte di bilancio dei singoli comuni e le politiche di accesso al servizio ed agevolazioni ed esenzioni tariffarie messe in campo sono infatti fortemente squilibrate da un Comune all'altro, fino ad arrivare a insopportabili casi di esclusione e segregazione come quello di oggi. È quindi necessario riconoscere alla mensa scolastica la funzione di servizio pubblico essenziale».