I conservatori del (post) fascismo - i Fratelli d'Italia - vogliono tappare la bocca ai giornalisti scomodi rispolverando il carcere per il reato di diffamazione
Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi: «Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl Diffamazione dimostrano che qualcuno non ha capito molto delle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l'orbanizzazione del Paese. Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata 'diffamazione grave' – prosegue – significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L'auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all'articolo 21 della Costituzione».
Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli: «Apprendiamo di emendamenti presentati che prevedono, per la Diffamazione a mezzo stampa, il mantenimento della pena detentiva e l'inasprimento delle sanzioni pecuniare, oltre a nuove aggravanti. L'Italia è stata più volta richiamata dalle istituzioni europee e dalla CEDU per avere ancora, nel codice penale, la pena del carcere per la diffamazione a mezzo stampa. La Corte Costituzionale ha esplicitamente invitato il Parlamento, nel 2021, a rimuovere la pena detentiva per tale reato. Sarebbe un grave passo indietro, si tratta di posizioni inaccettabili frutto di pulsioni autoritarie».
Esecutivo Usigrai: «Ancora un attacco alla libertà di stampa. Stavolta il partito della presidente Giorgia Meloni, dopo la par condicio à la carte, fa un altro passo verso Paesi come Russia, Cina, Bielorussia o Iran: i giornalisti rischiano fino a 4 anni e mezzo di carcere. È quanto prevede uno degli emendamenti al ddl sulla diffamazione presentati dal relatore Gianni Berrino, esponente di Fratelli d'Italia.L'esecutivo Usigrai si unisce alla condanna espressa già dal presidente dell'Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli e dalla segretaria della Fnsi Alessandra Costante. Siamo di fronte a un fatto gravissimo. Lo è ancora di più se si pensa che l'emendamento arriva dal partito della presidente del Consiglio, visto che la Corte costituzionale si è espressa chiaramente contro il carcere per i giornalisti e il nostro Paese è stato richiamato dalla Corte europea dei diritti dell'Uomo e dalle istituzioni».
Queste le dichiarazioni a caldo delle principali associazioni a tutela dei giornalisti dopo aver appreso la seguente notizia:
++ Diffamazione: carcere per i cronisti fino a 4 anni e mezzo ++
E si prevede la multa fino a 120mila euro(ANSA) – ROMA, 11 APR – Il giornalista rischia il carcere fino a 4 anni e mezzo. E' l'effetto di uno degli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino al ddl sulla diffamazione. Si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa. “Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all'altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa” fatti “che sa essere anche in parte falsi è punito con il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50mila a 120mila euro. Se si sa che l'offeso è innocente la pena aumenta da un terzo alla metà, cioè fino a 4 anni e mezzo di carcere. (ANSA)
Da LaPresse il testo dell'emendamento:
"... Si prevede il carcere fino a 3 anni e la multa fino a 120mila euro per “condotte reiterate e coordinate" di diffusione di notizie false. L'emendamento aggiunge un comma al ddl Balboni, punendo la "diffusione di notizie false con il mezzo della stampa". Prevista anche la pena accessoria dell'interdizione dalla professione di giornalista per un periodo da tre mesi a tre anni. "Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all'altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa o degli altri prodotti editoriali registrati di cui all'articolo 1, comma 2, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l'evento si verifica, con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 50.000 a euro 120.000". Inoltre, "quando le condotte di cui al primo comma consistono nell'attribuzione, a taluno che si sa innocente, di fatti costituenti reato, la pena è aumentata da un terzo alla metà".
Sempre dall'agenzia LaPresse, questa la dichiarazione del senatore Berrino:
"Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l'addebito del fatto preciso e falso, a tutela dell'onorabilità sociale del cittadino e della corretta informazione. Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precise per ledere l'onore delle persone. Quello non è diritto di informazione ma orchestrata macchina del fango che lede anche il diritto alla corretta e veritiera informazione".
Questo il commento di Berrino, a LaPresse, sull'emendamento a sua firma. In particolare, rispetto all'emendamento che prevede il carcere fino a 3 anni e multe fino a 120mila euro, "la reclusione è prevista se vi è attribuzione di un fatto falso, con una condotta reiterata e coordinata. Non la semplice diffusione di una notizia falsa", precisa, "una sorta di dossieraggio col fine di colpire una persona o un gruppo. La ratio è anche prevenire che attraverso l'accusa a una persona con una notizia falsa si indirizzi l'opinione pubblica". Quindi, "si vuole tutelare la singola persona e l'opinione pubblica. La semplice diffamazione non è colpita da carcere".
È l'ennesima riprova che la piccola Orban de noantri o se preferite l' "anderdogghe" della Garbatella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha intenzione di trasformare l'Italia nella democratura ungherese.