"Aspettavamo questo provvedimento. Nelle ultime ore l'attesa è diventata più intensa: è stato letteralmente un momento di liberazione. Il gip dice che sono grandemente scemati i motivi che giustificavano la custodia con la chiusura delle indagini e con le dimissioni non residuano vincoli, quindi Toti è un uomo libero che può agire come tutti noi. C'è soddisfazione perché è stata accolta la nostra istanza e sono stato condivisi i nostri argomenti rispetto al venir meno delle esigenze cautelari. Toti ha accolto con soddisfazione la notizia. Adesso sta aspettando la notifica e riprenderà così la sua vita da uomo libero. Avrà bisogno di tempo per organizzarsi dopo tre mesi di arresti domiciliari. Sotto il profilo della comunicazione sarà lui ora a riprendere l'iniziativa".
Con queste parole Stefano Savi, avvocato difensore di Giovanni Toti, ha commentato la notizia della liberazione del suo assistito, dopo che la gip Paola Faggioni ha accolto le istanze di revoca dei due arresti domiciliari presentate lunedì dall'avvocato dopo le dimissioni da presidente della Liguria da parte del suo assistito e che avevano ottenuto anche il parere favorevole della Procura.
Toti era "recluso" da 86 giorni non nel carcere di Marassi, ma nella sua villa di Ameglia, in provincia di La Spezia. Nella foto in alto - da lui diffusa dopo la notizia della scarcerazione - tutti possono rendersi conto delle drammatiche conseguenze delle sofferenze di cui è stato vittima.
Il primo arresto era avvenuto il 7 maggio con l'accusa di corruzione, il secondo il 18 luglio per finanziamento illecito. Ora la giudice dovrà decidere sulla richiesta della Procura per il giudizio immediato.
Questo il commento rilasciato dallo stesso Toti, il cui vittimismo espresso nelle sue parole è secondo solo a quello di Giorgia Meloni (inarrivabile in materia), dopo la sua scarcerazione:
"Sono mancato per un po’, e soprattutto mi siete mancati tanto. Grazie mille a tutti coloro che in questi 86 giorni tramite la famiglia, l’avvocato, e in ogni modo possibile, mi hanno fatto sentire il loro affetto e la loro vicinanza. È stato il maggior conforto in questi giorni bui.Ci difenderemo da ogni accusa, con la coscienza a posto di chi non ha mai intascato un centesimo dei liguri, ma lasciamo una Liguria più ricca: di lavoro, di opportunità, di speranze.Quello che è accaduto in questi tre mesi è un processo alla politica: ai finanziamenti, trasparenti e legali, agli atti, anch’essi legali e legittimi, che abbiamo ritenuto necessari e utili a far crescere la nostra terra.Tutto questo sarà tema di confronto in tribunale. Soprattutto spero sia oggetto di vera e definitiva riflessione della politica. Della politica tutta o, almeno, di coloro che non ritengono di usare opportunisticamente la giustizia a scopo politico. Mai come in questo caso l’autonomia della politica, la sovranità popolare, il suo finanziamento trasparente, la sua possibilità di indirizzare lo sviluppo e la crescita sono stati al centro del confronto tra la giustizia e il potere sovrano che discende dal popolo.I magistrati interpretano le leggi ma la politica quelle leggi le fa. L’autonomia della politica, come quella della giustizia, dovrebbero essere un patrimonio di tutti. Difficile sperare consapevolezza da chi riempie le piazze di luglio (riempie, insomma…), festeggiando l’aiuto arrivato. Ho fiducia in chi crede nella democrazia liberale e spero colga queste vicende come un definitivo campanello che suona per ricordare l’inerzia di troppi anni.Mi sono dimesso, richiamando tutti voi al voto, perché ora tocca ai cittadini decidere invece la sorte della nostra terra: andare avanti con la Liguria protagonista che abbiamo costruito, o consegnarla alla cappa grigia dell’ipocrisia, della cultura del sospetto, dell’immobilismo, della doppia morale capace di oscurare già in questi giorni anche il fulgido sole di agosto. Sarebbe un futuro che, se possibile, appare già peggio del passato che ci siamo lasciati alle spalle.Un abbraccio a tutti, che spero di darvi fisicamente nelle prossime ore.Viva la Liguria. Viva la libertà".