Leggo stupito e molto amareggiato gli articoli che appaiano in questi giorni su importanti giornali. Assisto poi disgustato a molteplici azioni di gigantesca deformazione della realtà e di sciacallaggio politico e mediatico. Dal 20 febbraio viviamo la più grande emergenza sanitaria che la Lombardia abbia mai vissuto. Nel mio ruolo di Assessore al Welfare dal primo momento ho dedicato tutto le mie forze, le mie capacità, le mie energie fisiche e psichiche a fronteggiarla e a combatterla. Sono stati e sono ancora momenti pieni di tensione, rabbia, frustrazione e sofferenza. ABBIAMO DOVUTO PRENDERE DECISIONI DIFFICILI IN TEMPI RISTRETTI MA BISOGNAVA SALVARE LA VITA ALLE PERSONE. Trovare un respiratore o una CPAP per far respirare chi non ce la faceva più, recuperare mascherine e camici per i nostri operatori sanitari, fare in modo che le autoambulanze trovassero un pronto soccorso dove portare i pazienti e una barella su cui sdraiare chi soffriva, organizzare le visite domiciliare delle unità speciali di continuità assistenziale, attivare il telemonitoraggio dei pazienti a domicilio, cercare di ampliare il più possibile la capacità di fare tamponi per soddisfare al massimo le tantissimi esigenze diagnostiche. I dati sono in miglioramento grazie alle misure di contenimento che abbia fortemente voluto e adottato e al comportamento responsabile dei lombardi ma c’è ancora moltissimo da fare per prenderci cura dei grandi traumi fisici e psicologici di chi è stato in terapia intensiva, per riorganizzare il sistema ospedaliero e rafforzare il sistema territoriale. IO CONTINUO IL MIO LAVORO CON IMMUTATA DETERMINAZIONE E MOTIVAZIONE e guardo con distacco a quanti “col senno di poi” dalle comode scrivanie o dai divani di casa sputano sentenze e veleno. NOI SIAMO STATI E SIAMO IN TRINCEA E NON AGIAMO NE ABBIAMO MAI AGITO PER COMPIACERE I “PROFESSORI DEL GIORNO DOPO” MA SEMPRE E SOLO PER SOFFOCARE LA DIFFUSIONE DEL CORONAVIRUS E SALVARE LA VITA AI LOMBARDI.
Quello sopra riportato è lo "sfogo", social, dell'assessore al welfare della regione Lombardia, il leghista Giulio Gallera, in risposta alle "evidenze" che sono state e continuano ad essere riportate sui media relative alle modalità e alle misure prese dalla regione Lombardia per rispondere all'emergenza della pandemia da Covid-19.
Come si può leggere dalle sue stesse parole, l'assessore Gallera non risponde nel merito ai numerosi interrogativi che riguardano la gestione dell'emergenza da parte della regione Lombardia, cercando di rifugiarsi nel vittimismo per evitare di spiegare decisioni che, a prima vista, sembrano errori madornali.
Che il coronavirus sia stato e sia un evento imprevisto e imprevedibile e che, pertanto, non sarebbe stato possibile non commettere errori nell'affrontarlo è un argomento che nessuno ha mai messo in discussione. Però, una volta che ne è stata appurata la presenza è fuor di dubbio che si debba valutare se le scelte finora messe in campo, in questo caso da parte della Lombardia, siano state o meno corrette... soprattutto in ragione del fatto che queste scelte, da parte dei vertici della regione Lombardia, sono state strombazzate come puntuali, dovute, misurate, necessarie, ecc. anche in contrasto a quanto altri facevano notare.
Così, Gallera, con il suo fiume di parole, ha evitato di dare spiegazioni sul perché la regione non sia intervenuta tempestivamente nel contrastare il contagio chiudendo o proponendo di chiudere la provincia di Bergamo così come era stata chiusa l'area intorno a Codogno, nel lodigiano; sul perché siano state scelte le Rsa per ospitare gli ex ricoverati ancora positivi da Covid; sul come il personale delle Rsa lombarde sia stato messo in grado di affrontare l'emergenza; sul come le amministrazioni delle Rsa lombarde abbiano affrontato l'emergenza; sulle scelte della regione in relazione a test, mascherine e "ospedale in fiera" che alla fine non ha personale per rendere disponibile i pochi posti letto attivati... fino alla riapertura delle attività produttive a partire dal 4 maggio che poi non era più tale!
Ecco come il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato l'ultima "uscita" del presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, in una intervista a Repubblica, rispondendo alla domanda relativa alla Regione che dice che il 4 maggio si riparte...
"L'ha deciso la Regione o Salvini? Stanno passando dal terrore sul numero dei contagi di due giorni fa al liberi tutti. Un po' più di equilibrio non guasterebbe. Guardi, io non sono contrario a rimettere in moto l'economia, perché alla fine si parla di lavoro per tanta gente. Ma devono essere fornite le garanzie adeguate per chi andrà a lavorare. Quello del 4D è uno slogan senza contenuto. Nella D di dispositivi varranno anche i foulard o le sciarpe, come da loro precedente ordinanza?"
A questo si potrebbe poi aggiungere anche il "famoso" modello lombardo della gestione della Sanità, che ha depotenziato i medici di base, scaricando sugli ospedali la quasi totale gestione dei pazienti. Il perché è facilmente intuibile. Prima Formigoni ha permesso agli ospedali privati di divenire "anche" pubblici, poi Maroni ha trovato il modo di aumentare il loro fatturato, facendogli svolgere in buona parte anche il ruolo che prima era svolto dai medici generici.
E che cosa sia accaduto in Lombardia lo sappiamo.