ABDULRAZAK GURNAH vince il Nobel e vince anche l’Africa.
Oggi, 7 ottobre 2021, l’Accademia svedese l’ha insignito del Premio Nobel per la letteratura: è il quinto scrittore africano a vincere il riconoscimento – dopo Wole Soyinka, nel 1986, Naguib Mahfouz, nel 1988, Nadine Gordimer, nel 1991, e John Maxwell Coetzee, nel 2003 -, il primo tanzaniano. I circa 1,15 milioni di dollari del Premio Nobel gli sono stati conferiti per «la sua intransigente e profonda analisi degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel golfo tra culture e continenti».
La sua è una storia travagliata, che si riflette nei dieci romanzi che, dal 1987 ad oggi, ha scritto in lingua inglese. Abdulrazak Gurnah, 72 anni, è uno scrittore e professore universitario, nato sull’isola di Zanzibar e fuggito dalle persecuzioni contro la popolazione di origine araba, appena ventenne, in Regno Unito. Fin dagli inizi dell’esilio, si è dedicato alla scrittura: anche se lo swahili era la sua prima lingua, lo strumento letterario che scelse da subito è l’inglese.
Abdulrazak Gurnah vince il premio Nobel per la Letteratura 2021, dopo l’assegnazione nei giorni scorsi dei Nobel per la Medicina, per la Fisica e per la Chimica. L’anno scorso il riconoscimento era andato alla poetessa canadese Louise Glück, due anni fa a Olga Tokarczuk per il 2018 e Peter Handke per il 2019. Domani l’annuncio del Nobel per la Pace. Abdulrazak Gurnah è nato nel 1948 a Zanzibar, Tanzania, scrive in inglese e vive nel Regno Unito. I più famosi romanzi sono Paradise e By the Sea. A lui il Nobel per «la sua intransigente e compassionevole capacità di arrivare nel profondo degli effetti del colonialismo e del destino del rifugiato nel golfo tra culture e continenti».
I nomi che giravano per l’importante riconoscimento sono sempre gli stessi da anni, anche perché il Nobel alla Letteratura è una sorta di premio alla carriera e quindi si parla di personalità dalla età ormai avanzata e dalle tante opere all’attivo. Erano quasi 10 anni, dal 2012 quando era stata la volta del cinese Mo Yan, che il Nobel per la Letteratura non veniva assegnato a uno scrittore/scrittrice non statunitense o non europeo. Nel frattempo, sono ancora gli uomini a stravincere questo premio: dalla prima assegnazione all’inizio del secolo scorso, nel 1901, a oggi lo hanno portato a casa solo 16 donne e 102 uomini.
Ritornando al nostro emerito vincitore nel campo della letteratura: ABDULRAZAK GURNAH, tentiamo, in breve di tracciare per sommi capi, quello che è il filo tematico, conduttore delle sue importanti e meravigliose opere che gli hanno fatto conquistare successo e onorevoli riconoscimenti.
La sua produzione letteraria: le sue suggestive opere e quindi i suoi libri, letti in tutto il mondo, sembrano essere attraversati, integralmente dalla tensione, spesso dolorosa, che accompagna la vita dei rifugiati. Gli viene riconosciuto il merito di aver stravolto il paradigma della letteratura coloniale, scritta dalla prospettiva del cittadino europeo che torna a casa dopo le sue avventure in terre lontane. Gli eroi tragici di Gurnah continuano a vivere, sovente senza lieto fine apparente, in Africa. La memoria è elemento essenziale della scrittura di Gurnah, scevra di sentimentalismi, poiché ogni sua opera pesca nella cultura multiforme in cui lui stesso si è formato, vivendo i suoi primi 20 anni sull’isola dell’Oceano Indiano.
I romanzi di Gurnah, poi, cercano di rifuggire la nostalgia per un’Africa precoloniale, selvaggia, attingendo piuttosto dalle contraddizioni che le invasioni di portoghesi, indiani, arabi, tedeschi e britannici hanno introdotto nell’area geografica dove è nato e cresciuto. Il romanzo che ha segnato la svolta della sua carriera è Paradise, pubblicato nel 1994, un libro pieno di riferimenti all’opera di Joseph Conrad nella rappresentazione del viaggio di un giovane eroe. Che, con una profonda indagine psicologica dello scrittore, finirà per dover abbandonare la persona che ama e abbracciare ciò che ha sempre odiato, in un panorama di usurpazione dell’Africa orientale da parte dei colonizzatori tedeschi.
Insomma, ABDULRAZAK GURNAH, cittadino della Tanzania, che porta una testimonianza di significato e di luce, attraverso la sua scrittura di vita vera e vissuta, vince e vince l’Africa, la terra del sole, la terra a cui dobbiamo guardare con attenzione, accoglienza, condivisione e amore perché come dice lui, ha molto da dare. Ne sono convinta; l’Africa è una terra tutta da scoprire e non è detto che io cittadina italiana, non possa approfondire la ricerca, attraverso la cultura e la letteratura. Sono già appassionata di temi sociali sui nostri fratelli africani e faccio parte di una rete culturale che si occupa di diffondere valori, principi e tradizioni di questa bellissima terra.
Ripeto sono strafelice per ABDULRAZAK, per la Tanzania e per l’Africa tutta.
Concludo con le sue parole, affermate nella dichiarazione in web, commentando il Nobel: “Ho pensato che fosse uno scherzo - ha dichiarato Gurnah – “È stata tale la sorpresa che ho aspettato fino a quando l'ho sentito annunciare prima di poterci credere".
Lo scrittore ha poi invitato l'Europa a considerare i rifugiati dall'Africa come "una ricchezza", sottolineando che non arrivano "a mani vuote". "Molte di queste persone che vengono, fuggono per necessità, e anche francamente perché hanno qualcosa da dare". Ne sono convinta e il mio cuore è colmo di gioia e soddisfazione per questo alto, importante e meritato riconoscimento ad un nostro fratello, amico e scrittore. Che getta le basi di una nuova civiltà, che deve passare e passerà attraverso la cultura.
Congratulazioni da Teresa Averta,
a nome di tutti gli artisti e scrittori calabresi.