Venerdì, l'FDS dichiarava che il proprio esercito aveva ucciso 262 nemici, tra miliziani siriani e soldati turchi, mentre erano stati solo 22 i suoi soldati vittime del fuoco nemico. Decine, invece, i civili curdi deceduti in seguito all'attacco iniziato mercoledì.

Sull'altro versante, il ministero della Difesa turco dichiarava che l'esercito turco e i suoi alleati dell'ESL avevano ucciso 277 miliziani curdi, con un solo soldato turco ad aver perso la vita.

Continua, come sempre in queste circostanze, la guerra di cifre, mentre si intensificano i combattimenti soprattutto intorno alla città di Ras al-Ain che la Turchia dice di aver conquistato, mentre l'FDS lo nega.

30, però, sarebbe per certo il numero di civili uccisi, mentre oltre 200mila quello degli sfollati dopo quattro giorni di combattimenti.

Da segnalare che nei pressi della città di Kobane - non inclusa tra quelle indicate dai turchi agli americani per il ritiro dei loro soldati - i militari statunitensi sono stati presi di mira dalle forze di Ankara. Non ci sono stati feriti. L'esercito turco informato da quello Usa ha dichiarato di aver risposto al fuoco e di aver cessato poi i bombardamenti nell'area.

A livello diplomatico, da sottolineare l'ipocrisia della Nato, con il segretario Jens Stoltenberg che dalla Turchia, dopo aver partecipato ad un vertice con Erdogan, ha dichiarato di comprendere ciò che quel Paese sta facendo, per difendere il confine meridionale dal terrorismo, pur auspicando prudenza.

Dichiarazioni allucinanti, visto che i presunti "terroristi" curdi sono quelli che, di fatto, hanno combattuto e sconfitto i terroristi veri, quelli appartenenti allo Stato Islamico.

E tra ipocrisia ed imbarazzo vanno anche lette le dichiarazioni dell'amministrazione Usa che adesso, con il segretario alla Difesa Mark Esper, dicono di non aver mai abbandonato i curdi e di non aver dato alcun via libera alla Turchia per l' intervento militare.

Dichiarazioni che, probabilmente, iniziano a risentire delle iniziative del Congresso, sostenute anche da senatori repubblicani, che sembrerebbero preludere all'applicazione di sanzioni economiche alla Turchia.

L'Europa, come sempre immancabilmente assente al proprio ruolo politico, ha parlato tramite le dichiarazioni di alcuni dei suoi Stati membri che hanno annunciato il blocco della vendita di armi alla Turchia. Da parte dell'Italia, per ora, ci si è fermati solo alle dichiarazioni di sdegno.

Nessrin Abdalla, comandante dell'Ypj, ha ricordato che esiste il reale pericolo che l'iniziativa militare della Turchia dia nuova linfa all'Isis: "Con questo attacco, la Turchia incoraggia l'Isis. L'Occidente deve capire che Daesh non è finito. In tutte le città ci sono le loro cellule segrete. L'esercito turco sta cercando di colpire le prigioni dove sono detenuti appartenenti all'Isis per liberarli. Se succederà tutti ne subiranno le conseguenze, non soltanto noi".

In Italia, frattanto, proseguono manifestazioni, presidi e raccolte di fondi nelle principali città in favore della popolazione del Rojava.