Schillaci all'Anci: negli ospedali solo i malati gravi, per liberare risorse da destinare ai servizi sociosanitari sul territorio
Anche quest'anno il ministero della Salute ha voluto dimostrare di essere al fianco dei Sindaci e degli amministratori locali di tutta Italia con il ministro Orazio Schillaci che è intervenuto alla 39.ma Assemblea annuale dell'Anci, titolata: "La voce del Paese. La parola alle nostre comunità".
Di seguito alcuni passaggi del suo intervento:
"Sono particolarmente commosso di essere qui a Bergamo, città che durante i primi mesi della pandemia ha pagato un tributo altissimo in termini di vite e che è stata per l'Italia un esempio di resilienza e di coraggio. Sono fermamente convinto che tenere viva la memoria di quello che è accaduto sia necessario e doveroso". "Ci siamo impegnati a cogliere e massimizzare le opportunità offerte dal Pnrr. Proprio in queste settimane si è riunita la Cabina di regia che controlla l'attuazione degli obiettivi per individuare le soluzioni tecniche e politiche per superare le attuali criticità in fase di attuazione. Gli oltre 20 miliardi che il Pnrr mette a disposizione della salute, di cui 7 miliardi per il rafforzamento del territorio, a cui si aggiungono anche le risorse che nella Missione dedicata sono destinate a misure sociali complementari a quelle per la salute, rappresentano una opportunità di rifondazione della sanità che non va sprecata. Lo dobbiamo alle future generazioni, ai nostri anziani che rappresentano la memoria dell'Italia e a quanti hanno contribuito a vario titolo a contrastare il virus. Non penso solo al personale sanitario, ma anche al ruolo prezioso svolto da sindaci e governatori"."Tutti noi siamo concordi nel ritenere che vada portata avanti un'operazione di efficientamento del sistema sanitario anche attraverso il superamento di una visione ospedalocentrica, limitando l'inappropriatezza dei ricoveri ospedalieri e riportando gli ospedali a luoghi di cura per acuti e dedicati al trattamento delle patologie più complesse, liberando così risorse economiche da destinare al territorio e ai servizi sociosanitari. Prossimità, multidisciplinarietà, integrazione, domiciliarità e digitalizzazione sono i driver della riforma territoriale che individua il fulcro della sanità del futuro, dell'integrazione tra ospedale e territorio, con la crescita delle strutture assistenziali di prossimità. Principi che devono tradursi in strutture effettivamente operative e che siano percepite come sicure dei cittadini. Paradossalmente, oggi viviamo in un momento storico in cui in alcuni casi cittadini che abitano in piccoli comuni non hanno più un medico di medicina generale a cui rivolgersi, perché non è stato possibile per assenza di risorse umane garantire il turnover tra chi va in pensione e nuovo personale da assumere. Una problematica che i sindaci, soprattutto dei piccoli comuni, conoscono bene"."Occorre procedere decisamente verso una vera e propria riforma sociosanitaria che dia risposte concrete sui livelli essenziali di prestazione, la povertà, la non autosufficienza, la disabilità, in armonia con gli altri ministeri competenti, e consenta una sinergia tra gli ambiti territoriali sociali, le Conferenze dei sindaci e le Asl"."Per rilanciare la sanità italiana significa prioritariamente avere un numero adeguato di personale sanitario, sociosanitario e tecnico. Le stesse riforme strutturali per la sanità territoriale e ospedaliera previste nella Missione 6 del Pnrr - ha precisato - per potersi tradurre in realtà necessitano di adeguate dotazioni di personale sanitario, sociosanitario e tecnico"."La pandemia ha messo in evidenza la necessità di una riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale, per poter rispondere ai fabbisogni sia sanitari che sociali di una popolazione sempre più anziana, con un'altissima incidenza di malattie croniche e con un incremento importante di fasce di cittadini che vivono in situazioni di vulnerabilità e disagio esacerbate dal conflitto in corso e dal conseguente caro dell'energia. Dinanzi a nuove crescenti fragilità, appare prioritario consolidare il processo di integrazione tra salute e welfare, che rappresenta un valore essenziale per la diffusione a livello territoriale dei Lea la cui erogazione deve essere armonizzata tra le diverse Regioni per evitare differenze e iniquità. La strada da percorrere nell'interesse nazionale è l'adozione degli strumenti uniformi che assicurino la valutazione multidimensionale dei bisogni della persona sotto il profilo clinico, funzionale e sociale, e la redazione del piano di assistenza che prevede il coinvolgimento di tutte le componenti dell'offerta assistenziale sanitaria, sociosanitaria e sociale della persona e della sua famiglia".