Paolo Borsellino, l'ultimo confine
"Legalizzare la mafia
Sarà la regola del duemila
Sarà il carisma di Mastro Lindo
A organizzare la fila
E non dovremo vedere niente
Che non abbiamo veduto già
Qualsiasi tipo di fallimento
Ha bisogno della sua claque"Bambini Venite Parvulos – Francesco De Gregori, album Mira Mare (19 aprile 1989)
Poco spazio sui giornali di oggi al ricordo di Paolo Borsellino.
Poca memoria perché si dovrebbe parlare di un argine crollato 32 anni fa e mai più riedificato.
Poca verità perché le parole da dire sono così attuali che lo stato più mafioso del mondo tremerebbe nelle stanze più oscure dei suoi palazzi.
Quel 19 luglio crollò il confine tra una mafia nascosta e una istituzionale che da allora si sarebbero amalgamate.
Riina e Provenzano sarebbero stati presi nei momenti migliori. Migliori per la propaganda. Arresti ormai privi di senso per la lotta che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme a un pool di uomini dello Stato, avevano portato alle estreme conseguenze.
Quegli Uomini dello Stato, per i quali il cuore della Repubblica non cesserà mai di sanguinare, avevano già scritto un finale solenne e spietato che, fosse stato per loro, avrebbe tracciato una strada di giustizia e democrazia.
La morte di quei giganti della legalità aprì la strada a una fase di legittimazione della mafia e da quel momento il “capo dei capi” sarebbe magari diventato un connettore di pubblicità e marketing con la benedizione (reciproca) del suo alto rappresentante.
La mafia diventò sistema e cultura, non più protetta da reti di picciotti ma alimentata da leggi e deliberazioni amministrative.
Meccanismi più rapidi e più snelli per chi inietta figure compiacenti nella burocrazia e così facendo diffonde un modello di intervento.
Lo sapevano bene Falcone e Borsellino ed erano lì, a un passo dal destino. Che dolore sentirsi al loro fianco.
Siamo stati portati lontano da quel rigore etico fino a naufragare nelle terre di mezzo, prima fra tutte quella romana, in cui chi conta è soltanto il boss. Questa grande terra a forma di stivale ha dato un calcio alla sua sconnessa storia per un “servizio” a un popolo diviso in due correnti: quella delle puttane addestrate all’inchino e quella dei miserabili affiliati al padrino.
Falliti e offerti sul banco degli oggetti svenduti, accogliamo i grandi investitori che si prendono giostre e ristoranti con l’assenso del riverente assessore.
Quella trattativa che mai avvenne ha trovato il suo merdoso epilogo nell’Autonomia Differenziata che, tradotta, vuol dire spartizione del territorio: vi lasciamo il Sud ma voi cercate di invadere poco il Nord.
Il contrappeso agisce, prova a farlo, mettendo nel mirino località inquinate. Ma un popolo venduto un tanto al chilo avrà la forza di dire no al disastro?
Non conosciamo la fine, eppure, senza saperlo l’abbiamo già vissuta.
Stefano Pierpaoli
"Bambini, venite parvulos
C'è un applauso da fare al bau-bau
Si avvicina sorridendo
L'arrotino col suo know-how
Venuto a vendere perline
E a regalare crack"