I forconi, i sindacati della libera imprenditoria federale europea, le manifestazioni di piazza dell'inizio del decennio 2010... nei tempi oscuri di questa era pandemica, sembra tutto finito nel pozzo buio della non memoria. Eppure... Eppure, una cosa non è scomparsa. Il problema stesso.

L'Italia dagli anni 80 del 20 secolo, ha visto il fiorire, assieme ai grandi trust imprenditoriali, di un'altra realtà, che tutti fanno a gara per non diffondere e minimizzare: quella della piccola industria dei servizi di gestione del primario e dell'essenziale. Trasporti, agricoltori di piccole dimensioni economiche, rete di piccoli negozi dei centri della provincia italiana, e così via.

Una risposta di economia gestionale territoriale che è riuscita a tenere le redini del paese, rispetto ad altre nazioni europee, come in primis la Germania, ingabbiate nella logica del monopolismo ad oltranza, durante le varie recessio i, dal 1991 ad oggi. E appunto, l'oggi, anzi l'inizio dell'oggi. La trasformazione della classe governante italiana, nell'apparato burocratico attuale. In sintesi, la reggia astratta dal mondo di Nicola II trasposta nella politica e nelle scelte governative del paese.

Tutti assorti nel mistico sogno di integrarsi nel sistema economico dell'UE, ma completamente avulsi dai settori una volta produttivi come questi, che rischiando di essere travolti da tutto ciò, trascinando con sé tutta l'Italia, scendono in piazza. Prima con i dimenticati forconi, oggi a piccoli pezzi di categorie. Come gli autotrasportatori del basso Lazio citati nell'articolo a cui si riferimento a piè di pagina.

Con un governo come quello attuale, che sembra ancora completamente sordo a tutte le loro richieste, pur sapendo che appunto sono un nervo portante del paese, si potrà riproporre il Canada di Trudeau bloccato dai camionisti in versione italiana? Già, ma con una non tanto sottile e tragica differenza. Nel paese nordamericano la protesta ha degli assunti primari in maggioranza fondati su basi non molto pratiche o razionali, mentre qui, nel Belpaese, le motivazioni sono molto più che realistiche. Sono per la sopravvivenza individuale e quella dell'intera nazione.