Su 2.815 miliardi di debito pubblico italiano, il  il 10,9% è sostenuto dai risparmiatori italiani, il  24,5%  dagli  istituti italiani e il 25,8% dalla Banca d’Italia.
In totale si tratta del 61,3%, cioè 1725,60 miliardi che l'Italia non spende per investire, innovarsi e crescere, bensì per pagare gli errori del passato.

Intanto,  la "ricetta"  proposta da Movimento 5 Stelle,  Partito democratico e Azione è quella di un  notevole incremento della spesa pubblica, stando agli oltre 2.000 emendamenti alla Finanziaria che saranno esaminati la prossima settimana   in Commissione Bilancio al Senato.

Vediamo quali sono le maggiori proposte:

  • accisa del diesel rispetto alla benzina = 3,4 miliardi
  • fondo per la “morosità incolpevole” = circa 1 miliardo
  • azzeramento oneri generali delle bollette elettriche = 2 miliardi
  • ripristino del Reddito di Cittadinanza = 12 miliardi
  • istituzione di un “Reddito di Base Universale” = 44 miliardi a regime
  • proroga del Superbonus che finora è costato 105 miliardi
  • congedi genitoriali  = 4,5 miliardi
  • fondo nuove competenze = 1 miliardo
  • acquisti con pagamento elettronico = 1 miliardo
  • assunzioni straordinarie nella pubblica amministrazione = 2 miliardi
  • riduzione orario di lavoro a parità di salario = 350 milioni 
  • rimborso delle detrazioni sanitarie = 2 miliardi
  • Iva agevolata sull’acquisto di case = 5 miliardi.

Dove prendere questi circa 80 miliardi di spese extra rispetto alla Legge di Bilancio presentata dal Governo?

In gran parte dovrebbero sostenerli i  “contributi di solidarietà” da imporre agli stessi istituti e risparmiatori italiani che stanno sostenendo il debito attuale.
Debito italiano attuale che dal 2017 al 2022 si è incrementato alla media di circa 80 miliardi all'anno.

80 miliardi di deficit ogni anno  che certamente non possono riversarsi sui lavoratori e risparmiatori tedeschi o francesi, tramite l'Eurozona.
80 miliardi di deficit ogni anno  che - soprattutto - non devono accumularsi nel tempo a carico dei lavoratori e risparmiatori italiani, più o meno indirettamente.

I conti non tornano.