Mentre il leader dell'opposizione auto proclamatosi presidente, Juan Guaido, comincia a ricevere attestati di stima da alcuni settori dell'esercito, annuncia nuove manifestazioni e l'arrivo di aiuti umanitari provenienti dalla Colombia, dal Brasile e da un'isola caraibica, la resistenza del presidente in carica, Nicolas Maduro, sembra vacillare, dopo la dichiarazione di una seppur generica promessa di elezioni politiche anticipate entro l'anno in corso.

Dopo l'appoggio dato a Guaido, l'amministrazione Trump già dalla scorsa settimana ha emanato sanzioni che colpiscono gli interessi del Venezuela negli Stati Uniti, penalizzandone così le attività economiche ed indebolendo ulteriormente l'unico vero sostegno (peraltro flebile) del Paese, legato all'industria petrolifera.

Una mossa che sicuramente metterà il governo di Maduro ancor più in difficoltà, ma che rischia di peggiorare il collasso economico del Venezuela, peraltro già in atto. E questo, mentre la popolazione di quel Paese  sta già soffrendo per l'iperinfazione che ha tra le sue conseguenze la malnutrizione e la penuria di medicinali, e non solo, e che ha spinto milioni negli ultimi anni milioni di venezuelani ad emigrare.

Nel frattempo, come ha dichiarato questa domenica in un'intervista d una trasmissione della CBS, Donald Trump ha ribadito che un intervento militare in Venezuela non è da escludere e rimane sempre una possibilità.