Il governo francese sostiene che spostare l'età pensionabile da 62 a 64 anni sia vitale per preservare il sistema pensionistico. Con le persone che vivono più a lungo, per sostenerlo alle attuali condizioni, le uniche alternative possibili sarebbero quella di diminuire gli assegni delle pensioni o aumentare i contributi da parte di chi lavora. Entrambe le opzioni sarebbero ancora più impopolari.

Per il presidente Macron, la Francia si sta solo allineando con tutte le altre democrazie europee, la maggior parte delle quali ha un'età pensionabile ancora più alta rispetto ai 64 anni proposti. Ma tutto questo non sembra far molta presa sui francesi che, per la maggior parte, di questa riforma non vogliono sentir parlare, ritenendo che al momento non vi sia necessità di attuarla, come sostengono Le Pen (estrema destra) e Melenchon (estrema sinistra).

Così i francesi hanno iniziato a manifestare, anche in maniera violenta, e a scioperare in tutto il Paese. In alcune città, Parigi compresa, l'immondizia non viene raccolta da giorni. I manifestanti, inoltre, non solo adesso chiedono che la riforma sia ritirata, ma addirittura che l'età pensionabile torni a quella che era prima del 2010, quando l'età pensionabile scattava al raggiungimento di 60 anni.

Ad alimentare la protesta anche le dichiarazioni delle opposizioni che definiscono il piano pensionistico pieno di concessioni ed esenzioni, strappate sotto pressione durante il lungo iter parlamentare, ma solo per alcun categorie, escludendo quelle di lavori usuranti. Un ulteriore elemento che ha contribuito a polarizzare le posizioni e ad accendere ancor di più la protesta.

Per fermare l'approvazione della legge, la sinistra ha presentato migliaia di emendamenti, rendendo impossibile il suo passaggio in maniera convenzionale. Per questo, Macron e la maggioranza sono ricorsi al comma 3 dell'articolo 49 della Costituzione. A seguito di ciò, i partiti di opposizione hanno presentato due mozioni di sfiducia contro il governo che saranno discusse nei primi giorni della settimana entrante. In teoria, se una di queste passasse, ciò porterebbe alla caduta dell'esecutivo guidato dal primo ministro Élisabeth Borne, non escludendo in tal caso la possibilità di nuove elezioni.

L'articolo 49 comma 3 della Costituzione francese consente all'esecutivo di forzare l'approvazione di una legge senza l'approvazione del Parlamento tramite quello che viene definito un "engagement de reponsabilité" (assunzione di responsabilità). L'Assemblea nazionale ha la possibilità di ribaltare il tavolo impedendo l'approvazione della legge con un voto di sfiducia. Nel caso in cui la sfiducia ottenesse la maggioranza dei voti la legge non sarebbe approvata ed il governo sarebbe costretto a dimettersi.

Durante la votazione di una mozione di sfiducia vengono esaminati solo i voti a favore. Ci vuole la maggioranza assoluta, cioè 287 deputati, perché passi. I membri che si astengono o non partecipano al voto sono quindi considerati sostenitori del governo.