Johnson ha ceduto ed ha inviato a Tusk la richiesta di una nuova data di scadenza per la Brexit, ma...
Meglio morto in un fosso che chiedere a Bruxelles una nuova data di scadenza per la Brexit. Queste le parole pronunciate da Johnson qualche tempo fa.
Il premier britannico, però, senza morire e senza finire in alcun fosso, quella richiesta è stato costretto a mandarla. Lo fatto sabato in tarda serata... alla sua maniera.
Johnson ha inviato al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, due lettere. Una dove chiede formalmente che la data di scadenza dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea venga fatta slittare al prossimo 31 gennaio, nel 2020. Questa lettera non è stata firmata in calce.
L'altra lettera, stavolta firmata, vede Johnson dissociarsi dal contenuto della lettera precedente, facendone ricadere la responsabilità esclusivamente sul Parlamento, affermando che una nuova data di scadenza sarebbe un errore per l'Europa e per la Gran Bretagna e ribadendo la sua intenzione di chiudere comunque la vicenda Brexit il prossimo 31 ottobre.
Quest'ultimo concetto è stato poi ripreso anche dalle dichiarazioni di alcuni ministri dell'attuale governo britannico.
Tusk ha fatto sapere che informerà della richiesta gli Stati membri e anticiperà le loro intenzioni nei prossimi giorni.
Macron e Merkel avevano dichiarato, ultimamente, di voler chiudere definitivamente la vicenda Brexit, ma senza concedere una nuova data di scadenza l'esito sarebbe equivalente a quello di voler giocare alla roulette russa. Infatti, non ci sono garanzie che il 31 ottobre l'accordo siglato da Johnson venga approvato.
Con l'economia in fase di stagnazione, nel caso di una hard Brexit, a subirne le conseguenze sarebbe l'intera Europa, soprattutto l'Olanda, la Francia e la Germania. Macron e la Merkel pensano realmente che non concedere una nuova data di scadenza possa forzare il Parlamento britannico a votare l'accordo di Johnson?
Inoltre, l'accordo, nella sua forma attuale, trasferisce i possibili nodi del post Brexit da tutto il Regno Unito alla sola Irlanda del Nord, regione dove fino a qualche anno fa era in corso una guerra civile le cui scorie non sono del tutto smaltite e che il nuovo accordo, molto criptico in vari punti, potrebbe far riaccendere.
L'Europa vuole rischiare così tanto per compiacere Boris Johnson?
Nel caso che un rinvio sia concesso, è quasi certo che fin da subito sarà avviato il processo per indire nuove elezioni, dato che una maggioranza in Parlamento questo governo non ce l'ha. Ma oltre alle elezioni c'è anche la possibilità, da parte di alcune forze politiche, di chiedere un nuovo referendum sulla Brexit, anche se in tal caso i tempi potrebbero essere lunghi ed andare al di là dell'eventuale proroga chiesta ieri da Johnson.
Ma c'è anche una terza via, quella che le prossime elezioni politiche siano esse stesse un referendum sulla Brexit. Infatti, i Lib Dems hanno dichiarato che nel loro programma dichiareranno espressamente che se otterranno la maggioranza, una volta al Governo ritireranno la richiesta della Gran Bretagna di uscire dall'Europa. Anche questa sarebbe una strada, forse non molto democratica, per chiudere definitivamente la questione Brexit.