Se tanto mi dà tanto la diminuzione del Pil in Italia causata dall'emergenza Covid potrebbe essere maggiore di quella ipotizzata per fine anno intorno al -9%.
Infatti, a causa del lockdown del solo mese di marzo, che ha riguardato sostanzialmente 3 settimane, l'Istat ha "decretato" che nel primo trimestre del 2020 il Prodotto interno lordo dell'Italia, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del -5,3% rispetto al trimestre precedente e del -5,4% nei confronti del primo trimestre del 2019.
La flessione congiunturale del Pil stimata allo scorso 30 aprile era stata del -4,7% mentre quella tendenziale era stata del -4,8%.
Infine, la variazione acquisita per il 2020 è pari al -5,5%.
A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), pari a -5,5 punti percentuali, così ripartita: -4% i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, -1,5% gli investimenti fissi lordi e -0,1% la spesa delle Amministrazioni Pubbliche. Di contro, la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 1 punto percentuale.
Anche la domanda estera è anch'essa risultata in calo, ma n modo meno marcato, con un contributo negativo del -0,8% punti percentuali.
Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell'1,9%, dell'8,1% e del 4,4%.
Inoltre, alla contrazione dell'attività produttiva ha corrisposto una altrettanto decisa riduzione dell'input di lavoro sia in termini di ore lavorate, sia di ULA (Unità Lavorative per Anno), mentre le posizioni lavorative hanno registrato una sostanziale stabilità.