Ieri all'Aia il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha tenuto uno degli incontri preparatori con alcuni degli alleati in vista del prossimo vertice che si terrà a Vilnius.

Stoltenberg, nell'occasione, ha commentato gli eventi in Russia degli ultimi giorni, definendole questioni interne a quel Paes e aggiungendo che "la cosa migliore è che la guerra illegale del presidente Putin contro l'Ucraina ha approfondito le divisioni e creato tensioni in Russia". 

Ma Stoltenberg ha detto anche un'altra cosa interessante, che non può non far riflettere: "La Nato è pronta a difendersi da ogni minaccia proveniente da Mosca o Minsk".

È evidente il riferimento del segretario dell'Alleanza Atlantica alla Bielorussia che sta dando ospitalità non solo a Yevgeny Prigozhin, ma anche alle sue milizie, in base a quanto dichiarato ieri da Putin che, con un atto di "magnanimità" ha annunciato tale destinazione anche per qualunque appartenente a tale organizzazione che avesse voluto seguire il capo della Wagner.

"È troppo presto per esprimere un giudizio definitivo sulle conseguenze del fatto che Prigozhin si sia trasferito in Bielorussia e che anche alcune delle sue forze molto probabilmente saranno dislocate in Bielorussia", ha detto Stoltenberg ai giornalisti. "Ciò che è assolutamente chiaro è che abbiamo inviato un chiaro messaggio a Mosca e a Minsk che la Nato è lì per proteggere ogni alleato e ogni centimetro del su territorio. Quindi non c'è spazio per malintesi a Mosca o Minsk sulla nostra capacità di difendere gli alleati da qualsiasi potenziale minaccia, e questo indipendentemente da ciò che pensi del movimento delle forze Wagner". 

Senza voler fare del complottismo, a logica, quanto detto da Stoltenberg fa ritenere che l'insurrezione di Prigozhin - di per sé inspiegabile sia per come è stata motivata, sia per come è avvenuta, sia per come si è conclusa - possa esser valutata dalla NATO anche come possibile messinscena per consentire alla luce del sole e in tempi rapidi il trasferimento della Wagner in Bielorussia che, oltre a confinare con l'Ucraina (sono meno di 100 i Km che ne separano il confine meridionale da Jiev), confina anche con Polonia, Lituania e Lettonia.

Infatti, ammettendo che l'insurrezione non sia stata una farsa, come Prigozhin potrebbe sentirsi garantito ad andare in esilio in Bielorussia, ospite di un dittatore come Lukaskenko che è, di fatto, un burattino nelle mani di Putin? E se questo lo sa bene persino un bimbo dell'asilo, figuriamoci il leader e fondatore di una milizia privata che ha combattuto in nome della Russia in quasi tutto il mondo.