Economia

Nel silenzio delle città... programmiamo la ripartenza e ridisegnamo la strada da percorrere

Di Vincenzo Petrosino- Salerno-

Camminare per le strade vuote, ascoltare il rumore dei passi interrotto ogni tanto dal passaggio di un auto è cosa strana. specialmente se sono le 09.30 del mattino.

Davanti alla farmacia la gente attende fuori, pazientemente, il suo turno, così anche più giù al supermercato... il resto tutto chiuso, dal parrucchiere al fioraio, bar compresi. Lo stesso il semaforo all’incrocio che cambia da verde a giallo a rosso, ma senza alcun motivo, infatti non c’è nessuna macchina in attesa di attraversare.

Quello che impressiona sono le distanze: la gente sul marciapiede devia, si allontana da te e se hai la borsa da medico, vedi che si attarda, aspetta, ma non si avvicina.

Tutto sembra irreale. Irreale è il silenzio che si ascolta aprendo i doppi infissi che si affacciano sulla strada principale, il suo rumore assordante, tanto che è più rumoroso l’interno della casa... fa più rumore l’acqua dal rubinetto, la tv sempre accesa, la lavatrice. Tutto è più rumoroso del silenzio che giunge dalla strada.

Tutto questo finirà e lo ricorderemo come una ferita,  la rivedremo nei pensieri e nei racconti, ma ne resterà certamente un segno.

Quando abbandoneremo le mascherine, i guanti e quanto inizieremo a salutare con baci e abbracci i nostri amici e i nostri cari? Quante volte tenderemo la mano per vederla non stretta?

Passerà anche questo ma resterà un insegnamento.

Tante cose dovranno essere ripensate, a partire dalla stessa rinascita.

Se solo pensiamo di rinascere riproponendo gli stessi schemi di prima non combineremo nulla. Ora bisogna iniziare a pensare come chi non ha schemi preconfezionati, come se fossimo dei bambini che ritengono possibile qualsiasi cosa... se volessimo inventare un qualcosa per contenere l’acqua dovremmo dimenticarci dell'esistenza del  bicchiere.

Ho sentito in tv che per ripartire bisogna snellire il sistema degli appalti, bisogna chiamare gli imprenditori e chieder loro che cosa fare!

Io direi invece di chiamare i pescatori, i manovali, gli operai, i droghieri, i pasticcieri, gli arrotini, gli elettricisti, i contadini e così via e chiedere a loro che cosa fare.

Poi, magari, anche agli imprenditori… L’Italia e non solo,  è stata "mangiata" anche dalle grandi imprese e dalle grandi opere che da una parte hanno dato lavoro,  ma dall'altra sono state utilizzate per creare monopoli e riserve private cui attingere denaro sia per proprio uso che per foraggiare quei politici che dovevano garantire lo status quo.

Ora è arrivato il momento di dire basta. Prestiamo denaro ai giovani, alle famiglie, agli indigenti diamo la possibilità di avere una casa, apriamo le banche ai bisognosi e non a chi ha già conti correnti con cifre da molti decimali... togliamo lo sfruttamento della manodopera nei campi... iniziamo così a "riprogrammare l’Italia".

Diamo soldi da spendere alle famiglie per far ripartire i consumi interni e cerchiamo degli strumenti per rendere di nuovo conveniente riaprire le attività commerciali che in questi anni hanno progressivamente chiuso, trasformando spesso le città come dormitori e non più come luoghi di aggregazione.

Iniziamo a disegnare  questa nuova via partendo dai suggerimenti di chi vive a contatto con la realtà di tutti i giorni, perché vede le cose da vicino, con i propri occhi... meglio di qualsiasi presunto esperto o presunto politico, autoproclamatosi "statista"! 

Se la strada non la vediamo iniziamola a disegnarla e  chiediamo  di disegnarla dapprima a chi sta ...in basso perchè  forse... vede le cose da vicino e meglio  ! 

Autore Vincenzo Petrosino
Categoria Economia
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