Sono state in più di 100mila - numero confermato anche dalla Questura - le persone che hanno partecipato alla Marcia della Pace Perugia-Assisi, distribuite in un corteo lungo più di 15 km... nonostante la pioggia!

Una vera e propria marea colorata e festosa che ha unito i 24 km che separano il capoluogo umbro da Assisi, per dire no alle guerre, al razzismo, alle sopraffazioni, all'egoismo, all'odio che fa da supporto al cambiamento dell'attuale Governo.

Un messaggio "politico" riassunto dalla proposta del coordinatore della Tavola per la Pace, Flavio Lotti, che ha detto di voler candidare al Nobel per la pace il "modello Riace", un modello di accoglienza e integrazione.



Lo ha ribadito anche Susanna Camusso nel suo intervento: «Non si può pensare di costruire la pace se non si mette al centro la condizione umana, la condizione delle persone. Non c'è pace quindi, se non vincono i principi dell'accoglienza, dell'integrazione e ovviamente della fratellanza.»

Tema contenuto anche nei due "manifesti" che hanno riassunto il significato dell'edizione 2018 della Perugia Assisi: "Nessuno deve essere lasciato solo!" e "Il Manifesto della Cura".

"Incertezze, solitudine, paure, aumento delle povertà e delle disuguaglianze, perdita del lavoro e mancanza di prospettive stanno togliendo la pace a molte persone ... ma nessuno potrà farcela da solo! Cerchiamo assieme le soluzioni dei problemi che non sono ancora state trovate e intraprendiamo nuove iniziative per attuarle

Avere cura significa prendersi a cuore. Il prendersi a cuore la vita in ogni sua forma nutre e illumina di senso il cammino.

Il desiderio di bene che è proprio della giusta cura si esprime in modi di essere: avere attenzione per l'altro, ascoltare, dare tempo, agire con delicatezza, mostrare comprensione, procurare all'altro ciò di cui ha necessità, dare conforto, condividere buone esperienze, avere il coraggio per le scelte difficili."



Queste le parole di Stefano Ciafani, presidente di Legambiente: «Per la gravità della situazione, è indispensabile far sentire la voce di tutti coloro che lottano per un'Europa e un'Italia solidale pacifica e accogliente. E per questo siamo qui.

La guerra ai poveri nel Mediterraneo, la crescita esponenziale di episodi di intolleranza e razzismo nei nostri territori, la violenza e la disumanità che invadono il linguaggio, i social e una parte dell'azione pubblica ci impongono una mobilitazione quotidiana, che va costruita dal basso.

È quello che abbiamo voluto fare anche con "Puliamo il mondo dai pregiudizi". Perché il dramma dell'immigrazione non si può risolvere alzando muri e barricate o chiudendo i porti, ma costruendo un'accoglienza capace di coniugare sicurezza, integrazione, solidarietà, sviluppo locale e coesione sociale.»