Il 29 febbraio Trump, con il "Proclamation 9984", ha sospeso l'ingresso ai cittadini di Paesi appartenenti a nazioni che presentino un rischio di trasmissione del contagio da Coronavirus. Per il momento, l'ingresso in Usa è stato vietato a cinesi e iraniani. 

L'emergenza coronavirus negli Stati Uniti è adesso arrivata al livello quattro (di massima allerta), ed il presidente ha autorizzato il Dipartimento di Stato ad invitare gli americani a non recarsi nelle aree a maggior rischio in Italia e in Corea del Sud, le più colpite dal coronavirus al di fuori dalla Cina, e a chiedere a questi due Paesi di attivarsi per effettuare controlli medici per qualsiasi persona che voglia recarsi in America. 

Misure nei confronti dell'Italia e degli italiani, nelle scorse ore, sono state prese però anche da molte altre nazioni. 

Per quanto riguarda l'ingresso, si va dal riempimento di questionari, per poi proseguire, alla presentazione di certificati, ai controlli medici... fino ad arrivare alla quarantena. Per alcuni Paesi le misure sono generalizzate, per altri sono destinate agli italiani che provengono dal nord, in particolar modo dalle zone dove sono stati riscontarti i focolai epidemici.

Ma ci sono anche Paesi come Israele, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Bahrein, El Salvador, Mauritius, Turkmenistan, Iraq, Capo Verde, Giamaica, Antigua, Kuwait, Madagascar, Isole Figi e Seychelles che hanno vietato l’ingresso agli italiani o a chiunque sia stato in Italia nelle ultime due settimane.

A questi va aggiunto l'esempio della Turchia che ha sospeso a tempo indeterminato tutti i collegamenti aerei da e per l'Italia. Le compagnie americane American Airlines e Delta, anche per il rifiuto di partire da parte dei loro equipaggi, hanno sospeso i collegamenti con Milano fino a tutto il mese di aprile. Altre compagnie aeree, tra cui la British, parrebbero aver ridotto il numero di voli per carenza di passeggeri.

In poco più di una settimana, la Covid-19 è diventata oramai una minaccia reale per l'economia italiana.

«Stiamo lavorando ad un secondo decreto - ha detto al riguardo il premier Conte in un'intervista a Il Fatto Quotidiano - che conterrà misure di finanza aggiuntiva, ma abbiamo bisogno dell'autorizzazione del Parlamento per ampliare il deficit. E chiederemo di poterlo fare, in accordo con le autorità europee. Con un terzo intervento, ancora più complessivo e sistematico, faremo ripartire l'intera economia, con accelerazione della spesa per investimenti e una poderosa opera di semplificazione. Metteremo tutte le nostre energie fisiche e mentali per vincere questa sfida e mostrare al mondo il nostro orgoglio di essere italiani».

Nel frattempo, però, il settore viaggi (affari e turismo), con tutto ciò che è ad esso collegato, rischia il tracollo. Compagnie aeree, aeroporti, alberghi, ristoranti, bar, musei, mostre, convegni... per i prossimi due mesi (ben che vada) vedranno ridurre a numeri insignificanti clienti e fatturato. E tutto questo sembra però essere solo l'inizio di un incubo.