Esteri

Gli Usa con il fiato sospeso tra impeachment e nuove possibili insurrezioni

La battaglia che i dem al Congresso hanno intrapreso contro Trump a poco più di una settimana dalla scadenza del suo mandato è una battaglia che riguarda non solo il futuro politico dello stesso Trump, ma anche quello del partito repubblicano, almeno per i prossimi anni. 

"Il presidente [in carica, ndr] - ha detto il presidente della Camera dei Rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi - rappresenta una minaccia imminente per la nostra Costituzione, il nostro Paese e il popolo americano, e deve essere rimosso dall'incarico immediatamente".

Sulla base di tale convinzione i democratici alla Camera, che sono la maggioranza in quell'aula, hanno presentato una richiesta di impeachment per "istigazione all'insurrezione" contro il presidente Donald Trump, la seconda in meno di due anni, per il ruolo da lui avuto nei fatti accaduti il 6 gennaio al Campidoglio, in cui sono morte cinque persone.

La Pelosi ha posto una condizione al possibile ritiro dell'impeachment: che il vicepresidente Mike Pence invochi il 25° emendamento e si sostituisca a Trump alla guida della nazione fino al 20 gennaio, data dell'insediamento del nuovo presidente, Joe Biden.

Se Pence non dovesse farlo, come probabilmente accadrà, già martedì o al massimo mercoledì, i parlamentari dem approveranno la richiesta di impeachment, procedimento che proseguirebbe comunque, al di là della scadenza del mandato di Trump che, nel caso venisse "condannato" dai due rami del Congresso non potrebbe presentarsi alle prossime presidenziali.

I repubblicani, in questo momento, si trovano in grave imbarazzo. Infatti, abbandonando Trump rischierebbero di perdere il sostegno degli estremisti della destra radicale che hanno trovato nel presidente uscente la perfetta rappresentazione di come debba essere - secondo loro - l'America. Inoltre, abbandonando Trump, il GOP rischierebbe anche di doversi poi confrontare con un nuovo partito da lui creato che finirebbe per togliere consensi ai repubblicani. 

Di contro, sostenendo Trump, i repubblicani rischierebbero di perdere i voti  dei moderati, mentre hanno già in parte perso il sostegno di alcune grandi aziende che hanno annunciato che non finanzieranno le prossime campagne elettorali dei legislatori GOP che hanno votato la mozione per una commissione che doveva rimettere in discussione il risultato delle elezioni presidenziali del 3 novembre.

Come è evidente per chiunque, i quattro anni di Trump finiscono con i repubblicani che si ritrovano in minoranza al Congresso e un partito diviso in due. Tirando le somme, appoggiare la sua candidatura non è stata una grande idea.

Ma le brutte notizie potrebbero non essere finite. Infatti, L'FBI ha avvertito di possibili proteste armate in tutti gli Stati Uniti nei prossimi giorni, con l'avvicinarsi del 20 gennaio, giorno del giuramento di Biden come presidente. Secondo i servizi interni Usa, ci sono gruppi armati che intendono riunirsi in tutte le 50 capitali degli Stati e a Washington per protestare contro il nuovo presidente.

Autore Antonio Gui
Categoria Esteri
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