“Lui non protestava con gli arbitri. Lui chiedeva spiegazioni. Voleva capire perché una determinata azione di gioco era stata valutata in un modo piuttosto che in un altro. E lo faceva, anche nella foga agonistica del momento, in modo composto.

Rispettava i ruoli. Braccia sempre dietro la schiena, giusta distanza. Sapeva stare al suo posto anche in quei momenti in campo. E se non era d’accordo scuoteva la testa e finiva lì. Io, naturalmente, dovevo far rispettare le sue gambe esattamente come quelle degli altri, ma con lui non è mai stato difficile arbitrare. Anzi, era semplicissimo. Sì, era un campione assoluto anche in questo.”

Rosario Lo Bello
Campioni e signori si nasce…