Per un soffio. Sono stati infatti 278 i parlamentari all'Assemblea nazionale che hanno votato la mozione di sfiducia al governo Borne. Per farlo cadere erano necessari 287 voti, 9 in più. 

Il voto era collegato all'approvazione della riforma per l'innalzamento dell'età pensionabile da 62 a 64 anni, per la quale il Governo aveva rinunciato ad avere il via libera dai due rami del Parlamento, scegliendo la scappatoia del comma 3 dell'articolo 49 della Costituzione, che permette l'approvazione di una legge nel caso che la maggioranza dei parlamentari gli voti la fiducia. 

La fiducia è arrivata, seppur di poco, e Macron e Borne hanno ottenuto ciò che volevano... anche se la vittoria potrebbe essere una vittoria di Pirro.

Il voto a favore così risicato, infatti, potrebbe essere un ulteriore sprone per la maggioranza dei francesi che dell'innalzamento dell'età pensionabile non vuole sentir parlare.

A scanso di equivoci, sindacati e manifestanti hanno annunciato di voler proseguire scioperi e proteste, mentre i commentatori politici affermano che l'incapacità di Macron di trovare un sostegno per mettere ai voti la riforma in entrambe le camere avrebbe minato il suo programma e indebolito la sua leadership.

E tanto per avere un'idea del clima in Francia, subito dopo l'annuncio che il governo aveva ottenuto la fiducia, in molte delle principali città la gente ha iniziato a riunirsi spontaneamente per le strade accusando l'esecutivo Borne di aver bloccato il Paese e chiedendo a Macron di non varare la riforma.

Il voto odierno, se si vuole, ha fatto chiarezza nel dimostrare che la maggioranza parlamentare non è affatto convinta nel sostenere il governo sull'innalzamento dell'età pensionabile, mentre la maggioranza dei francesi è decisamente contraria.

Macron, nonostante ciò, deciderà di varare la riforma? Se non lo facesse, però, finirebbe per essere lui a sfiduciare il governo, con una serie di conseguenze a cascata che potrebbero persino prevedere il ritorno alle urne.

Un bel rebus... mentre le piazze cominciano a riempirsi con Jean-Luc Mélenchon, leader de la France Insoumise, che ha dichiarato che "quello che non è stato possibile raggiungere con un normale voto parlamentare, lo dobbiamo ottenere con le proteste, gli scioperi, le manifestazioni. Adesso è ora di passare a una sfiducia popolare".