Nell'interminabile elenco delle giornate pro qualcosa che accompagna lo scorrere dei giorni del calendario, ormai paragonabile a quello dei santi, l'Unicef ci ricorda che i giorni dal 24 al 30 aprile fanno parte della Settimana mondiale per le Vaccinazioni.

Un appuntamento cui vale la pena dare rilievo perché:

- Ogni anno, 19,4 milioni di bambini nel mondo rimangono esclusi da vaccinazioni complete.
- Circa due terzi di tutti i bambini non vaccinati vivono in paesi colpiti da conflitti.
- 1,5 milioni di bambini muoiono ancora ogni anno per malattie prevenibili con vaccini.

Questi dati sono stati registrati nonostante l'Unicef sia il più grande acquirente al mondo di vaccini per i bambini ed abbia fornito ad oggi 2,5 miliardi di dosi, raggiungendo circa la metà dei bambini sotto i 5 anni presenti nel mondo. E questo in circa 100 paesi.

Evidentemente c'è ancora molto da fare. Infatti, ogni anno, 19,4 milioni di bambini nel mondo rimangono esclusi da vaccinazioni complete. Circa due terzi di tutti i bambini non vaccinati vivono in paesi colpiti da conflitti. Inoltre, a causa di un sistema sanitario debole, povertà e disuguaglianze sociali, 1 bambino su 5 sotto i cinque anni non è ancora raggiunto da vaccini salvavita.

Questo è quanto ha dichiarato il dott. Robin Nandy, Responsabile per le Vaccinazioni dell’UNICEF: «Tutti i bambini, non importa dove essi vivono o le condizioni in cui si trovano, hanno il diritto di sopravvivere e di crescere sani, al sicuro da malattie letali. Dal 1990, le vaccinazioni sono state una delle ragioni principali della consistente diminuzione della mortalità infantile. Ma, nonostante questi progressi, 1,5 milioni di bambini muoiono ancora ogni anno per malattie prevenibili con vaccini.»

Ciò riguarda i paesi in cui le disuguaglianze creano un divario sociale... anche tra i bambini, con quelli più poveri che finiscono per avere, a livello mondiale, una probabilità quasi due volte maggiore di morire prima dei 5 anni rispetto a quelli più ricchi.

«Oltre ai bambini che vivono nelle comunità rurali, dove l’accesso ai servizi è limitato, un numero sempre maggiore di bambini che vivono in città sovraffollate e gli abitanti dei quartieri più poveri - ha aggiunto il dott. Nandy - rimangono esclusi da vaccinazioni vitali. Sovraffollamento, povertà, scarse condizioni igienico-sanitarie, alimentazione e assistenza sanitaria inadeguata hanno aumentato il rischio di contrarre malattie come polmonite, diarrea e morbillo in queste comunità; malattie facilmente prevenibili con vaccinazioni.»

Secondo l’UNICEF si stima che, entro il 2030, 1 persona su 4 vivrà in comunità urbane povere, principalmente in Africa e in Asia, per questa ragione bisogna adattare gli investimenti sulle vaccinazioni e concentrarsi sui bisogni specifici di queste comunità e di questi bambini.

A dimostrazione di quanto affermato dal dott. Robin Nandy, da sottolineare l'esempio di Nigeria, Pakistan e Afghanistan, gli ultimi tre paesi in cui la poliomielite rimane endemica, che hanno ricevuto un maggior numero di dosi di vaccini rispetto a ogni altro paese: circa 450 milioni per i bambini in Nigeria, 395 milioni in Pakistan e oltre 150 milioni in Afghanistan.

L’accesso alle vaccinazioni ha portato a un forte calo delle morti di bambini sotto i 5 anni per malattie prevenibili con un vaccino, e ha portato il mondo più vicino all’eliminazione della poliomielite. Fra il 2000 e il 2015, il numero di bambini sotto i 5 anni deceduti a causa di morbillo è diminuito dell’85% e le morti causate da tetano neonatale sono diminuite dell’83%. Inoltre, nello stesso periodo, una parte del calo del 47% delle morti per polmonite e del 57% di quello per diarrea è attribuibile alle vaccinazioni.