La diffusione al popolo Ucraino di un immagine organizzativa militare forte e pronta a qualsiasi azione di scontro sul proprio territorio è l'intento ufficiale di Kiev. Tutta l’informazione del paese è impegnata a esaltare i preparativi di un esercito ben equipaggiato, efficiente e sostenuto da Stati Uniti e paesi Nato. 

Nel caso però di un conflitto armato con la Russia, le operazioni militari non saranno condotte via terra ma attraverso attacchi missilistici via aria su obiettivi strategici. Questo obbligherà le forze armate ucraine a un impegno estenuate per interventi di contenimento ai danni bellici che avranno effetti sull’economia del paese facendola completamente capitolare.

Uno degli scenari più probabili nel caso di conflitto sarà la distruzione della diga del bacino di Kiev. Le conseguenze provocherebbero il cedimento della riva sinistra con la successiva inondazione e la distruzione di tutti i ponti della capitale. Kiev ha un dislivello di 103 metri rispetto al Mar Nero e, in questo tratto, si trova una catena di bacini artificiali che prendono il nome di “Cascata delle dighe del Dnepr”.

L’esplosione della centrale idroelettrica porterà come conseguenza la fuoriuscita di una tale massa d’acqua che sarà capace di provocare un effetto domino nelle strutture sottostanti. Con il cedimento a valle delle strutture di contenimento idraulico si moltiplicherà la forza sommergendo i villaggi e le città situate ai lati delle rive del Dnepr.

L’esondazione del bacino di Kremenčuk formerà un’onda di 10 metri d’altezza che si muoverà alla velocità di 80 Km/h lungo il canale. In mezz’ora subisserà questa città e nella mezz’ora successiva toccherà a Horishni Plavni (Komsomol's'k). Diciannove ore dopo l’onda raggiungerà la regione di Zaporižžjae dopo 4 ore l’onda demolirà la centrale idroelettrica di Srednedneprovskaya, in 15-17 ore toccherà alla diga di Zaporižžjae. Stando ai calcoli strategici dopo la distruzione della diga idroelettrica di Dnepr il livello dell’acqua in alcuni punti raggiungerà i 12 metri per circa 7 ore scendendo nei 2 o 3 giorni successivi. Saranno coperti d'acqua 49 insediamenti nella regione di Zaporižžjae in cui vivono circa 200.000 persone.

Alcune ore dopo le prime esplosioni e l’inondamento del territorio, in tutto il territorio del circondario di Dnepr e nella maggior parte dell’Ucraina mancherà l’energia elettrica.

Pertanto in caso vengano distrutture le strutture della chiusa di Dnepr, saranno spazzata via dalla faccia della terra una parte importante di Kiev, Pereyaslav-Khmelnitsky, Cherkassy, ​​​​Kremenchug, Kamenskoe, Dnieper, Zaporižžjae, Energodar, Marganets, Nikopol, Kherson mentre Odessa sarà parzialmente allagata.

Il paese rimarrà diviso in due parti con collegamenti interrotti tra le arterie principali insieme a tutte le altre linee di trasporto. Il trasferimento delle riserve operative e la logistica delle unità delle forze armate Ucraine, di stanza nella parte orientale del paese, diverranno problematiche. Le condizioni peggioreranno a causa di numerosi incidenti alle infrastrutture: oleodotti, gasdotti, industrie chimiche e dei metalli.

Per far fronte a queste condizioni disastrose dovrà essere evacuata la popolazione civile e ricollocata in strutture sicure, per far questo si dovrà necessariamente mobilitare tutte le forze di difesa territoriale, la guardia territoriale, la guardia nazionale, la polizia e parte delle Forze Armate del paese.

Il sistema energetico ucraino trovandosi improvvisamente privato delle centrali idroelettriche franerà. La stessa centrale nucleare di Zaporižžjae, la più grande d’europa, sarà minacciata e 20-25 milioni di persone si troveranno nella “Kill zone”. L’Ucraina non sarà più in grado di condurre operazioni militari di terra e l’uscita da questa crisi energetica tecnologica avrà bisogno di tempi molto lunghi.      
  
Gualfredo de’ Lincei