Quando non si vuole affrontare un problema o una situazione per risolverli, ci si nasconde in un fiume di parole che come una piena trascina tutto e tutto distrugge. L’Italia è un paese di “parolai”, chi lo fa per mestiere e chi per missione ma entrambe le categorie vivono a spese di una collettività che volente o nolente ne subisce l’influenza.

Questo è il Paese delle “promesse false e mai mantenute” e non dei programmi concreti di sviluppo armonico di una società sotto tutti i punti di vista: economico, sociale, culturale e morale infatti ancora si usano metodi medioevali per annientare coloro che non accettano il “pensiero unico”.

Un personaggio venuto dalla lontana Argentina e trapiantato in un Paese difficile come il nostro, inaspettatamente innalzato al “sacro soglio” pontificio è stata una delle pochissime voci nel deserto che si sono alzate per denunciare senza equivoci le atrocità che vengono commesse nei confronti di popoli indifesi in nome della democrazia, del progresso e della difesa dei diritti civili e della normativa internazionale. 

Riescono sempre a colpirmi le parole che l’attuale pontefice ha pronunciato in alcune occasioni senza paura e con granitica chiarezza, dai contenuti “duri” da digerire per chi ha la coscienza elastica nell’affrontare i doveri quotidiani che li aspetta nell’esercizio del potere, nel gestire la giustizia, nel gestire la propria impresa, nel lavorare con serietà, nel curare la famiglia e giù fino agli ultimi della terra.

Riporto testualmente le parole del Papa in occasione del Sinodo:

 “Penso a quanti sono vittime delle atrocità della guerra, alle sofferenze dei migranti, al dolore nascosto di chi si trova da solo e in condizioni di povertà, a chi è schiacciato dai pesi della vita, a chi non ha più lacrime, a chi non ha voce. E penso a quante volte, dietro belle parole e suadenti promesse, vengono favorite forme di sfruttamento o non si fa nulla per impedirle. È un peccato grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società”.

Questo richiamo alla solidarietà e alla compassione (e non al volgare e  immorale compatimento) può essere colto solo da coloro che non hanno rinunciato alla propria natura umana intesa nel senso nobile della definizione. Non credo che abbia fatto breccia in coloro che hanno il cuore indurito dall’ambizione e dalla sete di profitto, negli indifferenti, in coloro che irridono chi si impegna onestamente e quotidianamente a svolgere i prorpi compiti, in chi disprezza coloro che hanno una fede sincera nei valori cristiani e lo dimostrano apertamente e lo testimoniano concretamente.

Dopo più di duemila anni di potere e accumulo di ricchezze Papa Francesco parla di una “Chiesa da immaginare e costruire” :

“Questa è la Chiesa che siamo chiamati a sognare: una Chiesa serva di tutti, serva degli ultimi. Una Chiesa che non esige mai una pagella di ‘buona condotta’, ma accoglie, serve, ama. Una Chiesa dalle porte aperte che sia ‘porto di misericordia”. Nel grande comandamento Cristo lega Dio e il prossimo, perché non siano mai disgiunti. Non esiste un’esperienza religiosa autentica che sia sorda al grido del mondo. Non c’è amore di Dio senza coinvolgimento nella cura del prossimo, altrimenti si rischia il fariseismo”. Continua (…..) “magari abbiamo davvero tante belle idee per riformare la Chiesa, ma ricordiamo: adorare Dio e amare i fratelli col suo amore, questa è la grande e perenne riforma. Essere ‘Chiesa adoratrice’ e ‘Chiesa del servizio’, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli e degli scartati, va con tenerezza incontro ai più poveri”.

La mia uscita dal cattolicesimo (di cui sono fiera e ringrazio Dio) è stata la conseguenza di quanto ho sperimentato sulla mia pelle proprio nell’ambito della religione. Papa Francesco sogna una Chiesa conformata ai valori cristiani e ha perfettamente ragione perché il cattolicesimo ha scelto di deviare da essi, la sua storia è fatta di guerre sante quando le guerre non sono mai sante; di esercizio del potere temporale fondato sulla partecipazione attiva nella politica dei vari regni occidentali risultati dalla frammentazione dell’impero romano, un potere talmente forte da mettere in ginocchio un imperatore per vari giorni per ottenere la legittimazione della sua incoronazione (vedi Canossa).

Ma è l’Italia il Paese più colpito da questo fenomeno che ha lasciato e tutt’ora lascia una pesante impronta nella politica, nell’economia e nel diritto attraverso i suoi figli putativi educati presso le esclusive scuole rette dai gesuiti e dai salesiani nelle quali si è ammessi per censo e per reddito viste le rette stratosferiche.

A tutt’oggi se vuoi annientare una persona perché è fuori dal coro basta tacciarla di “stregoneria” e immediatamente viene buttata sul rogo e “bruciata” civilmente: cambiano i metodi ma la sostanza è sempre la stessa.

Immensi capitali sia in denaro che in beni immobili vengono raccolti ogni anno esentasse in tutto il mondo e la maggior parte dei quali è dirottata verso lucrosi investimenti azionari nelle società petrolifere, nelle multinazionali farmaceutiche ed in altri settori dove le regole morali sono bandite; solo una briciola di tanta ricchezza viene destinata ai poveri. 

La mia rottura con il cattolicesimo e la mia conseguente condanna come eretica è avvenuta proprio per questa incoerenza tra il dire e il fare; per il razzismo che si consuma nei rapporti tra i “battezzati”, infatti,  vi sono i ricchi e nobili che sono considerati i veri cattolici mentre i poveri, gli ignoranti, i comunisti (definiti dal parroco pro tempore figli di satana e lasciati fuori dalla “Chiesa” anche fisicamente) sono fedeli di terza o anche quarta classe; le pie donne (e uomini) della parrocchia che passano il tempo a raccogliere informazioni e a linciare persone a loro non gradite; mi fu “appioppata” la nomea di comunista perché accettati di aiutare dei cittadini che non avevano conseguito la terza media a sostenere l’esame di licenza, i corsi gratuiti aperti a tutti si svolgevano nella sede del PCI del paese, vi parteciparono artigiani e operai. Anni dopo ripetei la stessa esperienza presso Linea Punto Verde il centro di recupero per tossico dipendenti, per due anni feci il mio “apostolato pratico” senza vedere anima viva visitare quei poveri abbandonati ed isolati dal mondo, al terzo anno mi fu comunicato che avrebbero provveduto loro direttamente a svolgete tale funzione. Notai che nel centro cominciarono ad affluire molte persone, anche parrocchiani “doc”: che cosa era accaduto? L’amministrazione comunale aveva riconosciuto ai ricoverati lo status di “residenti” per cui il centro era divenuto un serbatoio di voti e gli opportunisti di ogni fazione si erano “fiondati” in massa a mietere la messe.

È giunto il tempo di rivoluzionare le nostre esistenze riappropriandoci della nostra interiorità, dare inizio ad un colloquio intimo con la nostra coscienza e decidere da che parte stare. 

Io sono una eretica felice di esserlo anche perché ci sono nata. Questa società ha bisogno di abbondanti e frequenti iniezioni di valori cristiani. Cristo non è venuto per dare vita ad una religione ma ad assisterci nelle nostre battaglie quotidiane, la sua presenza si manifesta nel nostro agire disinteressato verso noi stessi e verso gli altri. Una sincera gentilezza e benevolenza verso il prossimo è un gesto che non costa nulla ma fa miracoli. Voglio raccontare un episodio che accadde molti anni fa, mentre stavo parcheggiando nella piazzetta vicino casa. Mi cadde un oggetto che rotolò verso il centro della via, una signora lo raccolse e me lo consegnò, non so perché ma mi uscì dal cuore una frase per me inusuale:” Che Dio la benedica”. La donna mi guardò per un attimo quasi sorpresa poi mi disse:” Se lei sapesse quello che sto passando, questa mattina ero a pezzi, quello che mi ha appena detto mi ha risollevato dalla disperazione, la ringrazio.”  Due esseri umani si sono incontrati per la prima ed unica volta, non si conoscevano ed ecco che il Cristo ci fa portatori della sua compassione. 

La vera Chiesa è fatta da tutti gli esseri umani perché Cristo è venuto per redimerci tutti senza eccezioni per questo le religioni non rispecchiano i suoi principi, alla fine si riducono a sette più o meno potenti che manipolano le coscienze e si trasformano in concentrazioni economiche in concorrenza con le varie e potentissime strutture massoniche che stanno disintegrando tutti gli equilibri tra i popoli e tra i membri delle singole collettività.

Basta guardare quanto sta accadendo nel nostro cattolicissimo e domocratico Paese: non a caso, durante un suo viaggio all’estero durante il volo di rientro Papa Francesco incontrò i giornalisti a seguito e riferendosi ai vescovi che per fronteggiare la crisi vocazionale avevano arruolato senza selezionare chiunque ne facesse richiesta disse: “(…) avete fatto entrare i lupi in casa.” 

Da pastori infedeli di duemila anni fa che abbandonavano il gregge alla vista dei lupi oggi i preti vengono definiti senza mezzi termini “lupi” che pascono le pecore e gli agnelli (in particolare quest’ultimi sono quelli che corrono maggiori pericoli).

Non è il mondo che ferisce l’uomo ma è l’uomo che ferisce il mondo e noi avremo il mondo che abbiamo plasmato con le nostre scelte.