La situazione economica e sociale che riguarda le giovani generazioni in Italia si fa sempre più complessa. Stipendi insufficienti, lavoro precario e un costo della vita in costante aumento stanno rendendo irraggiungibile il sogno di acquistare una casa o persino di affittarne una nelle grandi città. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2025 redatto dall’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili).
Secondo il rapporto, le città di Milano, Roma e Napoli sono i centri urbani meno accessibili in termini di mercato immobiliare. Per dieci milioni di famiglie con un reddito annuo fino a 24 mila euro, acquistare una casa è un obiettivo semplicemente irrealizzabile. Anche chi ha un reddito medio si trova in difficoltà: per coprire le rate del mutuo, molte famiglie devono impegnare oltre la metà del proprio reddito, e per il 20% di quelle meno abbienti, questa cifra supera i due terzi.
Non va meglio per il mercato degli affitti. I canoni nelle grandi città risultano insostenibili per le famiglie con i redditi più bassi, che spesso si trovano a destinare quasi la metà del proprio stipendio al pagamento dell’affitto. Questa situazione contribuisce a rendere sempre più precarie le condizioni di vita di chi non ha accesso a una casa di proprietà.
I giovani sono i più colpiti da questa crisi abitativa. Con contratti di lavoro instabili e stipendi che raramente superano i 1.500 euro al mese, mettere su famiglia diventa un’ipotesi remota. Le difficoltà economiche non solo impediscono di affrontare le spese per una casa, ma rendono impossibile costruire un progetto di vita a lungo termine, aggravando così il calo demografico già evidente nel Paese.
Il contesto generale è reso ancor più difficile dal rallentamento dell’industria delle costruzioni. L’anno 2024 ha segnato una contrazione degli investimenti del 5,3% rispetto al 2023, una tendenza che, secondo le previsioni, peggiorerà ulteriormente nel 2025 con un calo atteso del 7%. Questo nonostante l’aumento significativo delle opere pubbliche, trainate dai fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che registrano rispettivamente un +21% nel 2024 e un +16% stimato per il 2025. Tuttavia, l’incremento delle infrastrutture pubbliche non è riuscito a bilanciare il crollo dell’edilizia privata, segno evidente di una domanda che fatica a decollare.
Il rapporto dell’Ance mette in evidenza un problema che va oltre il mercato immobiliare: il progressivo impoverimento di una parte consistente della popolazione, schiacciata da un sistema che non offre vie d’uscita. Le conseguenze sociali di questa crisi abitativa sono già evidenti, con un aumento delle disuguaglianze, una maggiore esclusione sociale e un crescente divario tra le opportunità offerte dai grandi centri urbani e quelle delle aree periferiche e rurali.
Affrontare questa crisi richiede un intervento deciso da parte delle istituzioni. Servono politiche mirate a:
Aumentare i salari minimi e ridurre la precarietà lavorativa per garantire maggiore stabilità economica ai giovani.
Incentivare l’edilizia sociale, ampliando l’offerta di abitazioni a canone calmierato.
Ridurre i costi dei mutui, con tassi agevolati per le famiglie a basso reddito.
Investire in infrastrutture periferiche, per riequilibrare il mercato immobiliare spostando la domanda fuori dai grandi centri.
Pensionare i lavoratori più anziani non più tardi dei 65 anni di età anagrafica.
Senza un cambio di rotta deciso, il divario tra sogno e realtà per le giovani generazioni rischia di diventare un abisso insormontabile.