Ravil Maganov, 67 anni, presidente del colosso petrolifero russo Lukoil, giovedì mattina è deceduto dopo essere caduto dalla finestra di un ospedale di Mosca.

In una nota, Lukoil ha informato dell'accaduto dichiarando che Maganov è morto a seguito di una grave malattia, senza poi dimenticare di parlare del cordoglio dei dipendenti e di aggiungere le condoglianze alla famiglia.

Al perché Maganov si trovasse in ospedale, quale fosse la malattia di cui soffrisse e se si sia effettivamente suicidato, come la caduta dalla finestra farebbe supporre, non è possibile dare risposta.

Due persone che conoscevano bene Maganov hanno detto all'agenzia Reuters che credevano che fosse altamente improbabile che si possa esser suicidato. E se non si è suicidato, allora "è stato suicidato".

Quello di Maganov non è il primo di decessi improvvisi, di natura violenta, che hanno riguardato alcuni importanti oligarchi vicini a Putin, avvenuti dopo il 24 febbraio, data dell'invasione dell'Ucraina.

Il 25 febbraio un dirigente di Gazprom, Alexander Tyulakov, è stato trovato morto nel suo garage vicino a San Pietroburgo. 

Ad aprile, Sergei Protosenya, ex top manager del più grande produttore russo di GNL, Novatek, è stato trovato morto con sua moglie e sua figlia in una villa in Spagna. La polizia catalana, indagando sul caso, ha affermato di ritenere che si tratti di un omicidio-suicidio.

A maggio, un ex manager della Lukoil, Alexander Subbotin, è stato trovato morto nel seminterrato di una casa fuori Mosca.

Lo stesso mese, Vladislav Avayev, ex vicepresidente di Gazprombank, è stato trovato morto in un appartamento di Mosca, insieme a sua moglie e a sua figlia.

Rispetto alle dichiarazioni di altre grandi aziende russe, il consiglio di amministrazione di Lukoil il 3 marzo scorso aveva espresso preoccupazione per i "tragici eventi" in corso in Ucraina, chiedendo, tramite negoziati, "la fine più rapida possibile del conflitto".