Un Salvini in difficoltà e preoccupato, oltre che visibilmente contrariato, quello che è apparso in un video su Facebook per annunciare al "suo" popolo la decisione del Tribunale dei ministri di Catania che ha richiesto l’autorizzazione a procedere in giudizio nei suoi confronti in seguito al caso della nave Diciotti.

«Ci riprovano - ha detto Salvini - Rischio da 3 a 15 anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi dei clandestini in Italia. Non ho parole.

Paura? Zero. Continuo e continuerò a lavorare per difendere i confini del mio Paese e la sicurezza degli Italiani!»

A dire il vero, Salvini fa confusione, perché nessuno ci ha riprovato. Quella a cui lui fa riferimento era la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Catania. Una richiesta, tra l'altro, che era supportata da motivazioni giuridiche che dal punto di vista tecnico avevano prodotto non poche perplessità da parte di molti commentatori.

All'inizio di novembre 2018, la Procura di Catania aveva formulato per Salvini la richiesta di archiviazione sostenendo che lo sbarco dei migranti a bordo fosse "giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti in un caso in cui, secondo la convenzione Sar internazionale sarebbe spettato a Malta indicare il porto sicuro."

Motivazione, evidentemente, che a detta dei giudici di Catania non poteva essere ritenuta sostenibile e non poteva giustificare i possibili reati che a Salvini erano stati contestati. Pertanto, per il tribunale dei ministri di Catania, Salvini va processato.

La vicenda assume anche contorni politici imprevedibili, ma già fin d'ora ironici. Infatti, i sostenitori della legalità a prescindere, gli attivisti 5 Stelle adesso al Governo e in Parlamento, si trovano ad aver condiviso con Salvini e la Lega decisioni politiche che dalla magistratura potrebbero essere considerate un reato talmente grave da meritare fino a 15 anni di carcere.

E che dire poi del fatto che gli urlatori dell'onestà, onestà, onestà... sono alleati di un partito guidato da una persona che in passato potrebbe aver preso decisioni così sbagliate tanto da venir considerate un reato e potrebbe continuare a farlo tuttora e in futuro. Decisioni, va ricordato, che loro hanno condiviso. Un bel pasticcio.

E che dire poi del fatto che il Senato dovrà esprimersi sul rinvio a processo o meno di Salvini. In altre occasioni i 5 Stelle avevano criticato chi, con il proprio voto, aveva impedito l'arresto di un parlamentare, possono adesso opporsi a che un tribunale possa giudicare se Salvini sia o meno responsabile del reato che gli viene attribuito? Sarebbe andare contro il loro stesso regolamento. E in caso venga effettivamente rinviato a giudizio,  come la prenderebbe il diretto interessato?