James Ramsbotham è l'amministratore delegato della Camera di Commercio dell'Inghilterra nordorientale.  Alla fine del mese di luglio ha scritto una lettera al premier Johnson per rappresentargli la situazione che a causa della Brexit si era venuta a creare in quella parte del Paese, sollecitando delle risposte concrete ai problemi sollevati.

L'associazione rappresentata da James Ramsbotham raccoglie 2.500 imprese che impiegano circa il 40% della forza lavoro di 4 contee.

Come Ramsbotham informa in una intervista rilasciata al Guardian, quella lettera dopo due settimane non ha ancora ricevuto una risposta, nonostante i problemi elencati siano concreti e gravi per l'economia della zona.

Le barriere doganali e la nuova burocrazia richiesta alle aziende britanniche dopo la Brexit per commerciare con l'Europa, secondo un recente studio dell'università del Sussex, hanno causato una riduzione delle esportazioni del Regno Unito verso l'Ue del 18,7%, mentre le importazioni dall'Ue sono diminuite del 25,8%.

Ma in alcune aree del Regno Unito, come appunto il nord-est dell'Inghilterra, la Brexit ha avuto conseguenze peggiori. Infatti, per gli associati della North East England Chamber of Commerce vi è stata una contrazione delle vendite in Europa del 38%.

Molti degli associati non avevano alcuna intenzione di lasciare l'Europa, immaginando le conseguenze di quello che sarebbe accaduto. Adesso però chiedono soluzioni concrete ad ostacoli burocratici ancora irrisolti che, letteralmente, impediscono a quelle aziende di prendere decisioni su come operare nel gestire i loro prodotti, con gravi conseguenze sulla formazione del personale e sugli investimenti da fare.

Inutile dire che la pandemia ha creato ulteriori problemi che si sono sommati a quelli creati dalla Brexit che finora, a differenza di quanto dichiarato da Johnson, non sta creando ricchezza, ma sta invece aumentando la povertà.

Anche gli investimenti dall'estero non trovano alcun vantaggio in un Regno Unito fuori dall'Ue, come ben dimostra l'esempio riportato dallo stesso Ramsbotham che riguarda Hitachi, azienda che ha acquistato dei terreni nel nord-est con l'obiettivo di costruirvi stabilimenti per la produzione di treni da destinare all'intera Europa. I terreni sono abbastanza grandi per la realizzazione di tre fabbriche, ma Hitachi ne ha costruita solo una, perché i treni per l'UE verranno realizzati in Italia.

La notizia è utile anche per giudicare le dichiarazioni sulla cosiddetta italexit di certi politici italiani, soprattutto sponda Lega, presunti economisti, che pretendono di dimostrare la convenienza per l'Italia di uscire dall'euro e, di conseguenza, dall'Ue. Che qualcuno ricordi loro di osservare, ogni tanto, quali sono le conseguenze della Brexit (peraltro già ampiamente prevedibili) nel Regno Unito.