La rabbia della sinistra dopo l’elezione di Ignazio La Russa alla Presidenza del Senato era prevista e prevedibile, così come era scontato che la sconfitta politica non sarebbe stata accettata di buon grado.

Non riescono a digerire che venga messo in discussione il loro storico potere culturale, non sopportano che democraticamente una larga fetta della società italiana abbia bocciato la loro idea progressista di Paese e di mondo, e non si rassegnano a non completare il loro progetto di egemonizzazione: insomma, rosicano…

Ma mentre ci potevamo aspettare richiami e riferimenti alla storia personale e politica del neo Presidente del Senato, ben più imprevista e sconcertante riecheggia l’isteria suscitata dall’elezione di Lorenzo Fontana alla Presidenza della Camera dei deputati; Letta, che è riuscito nella titanica impresa di sbriciolare il PD e smantellare l’opposizione, parla addirittura di “sfregio” alla Repubblica, arrogandosi il diritto di giudicare indegno di rivestire ruoli istituzionali chiunque abbia idee, convinzioni e valori diversi dal comune sentire di sinistra. (https://fai.informazione.it/CA1F0FE3-26ED-4F67-A745-1BBE6064FF32/Fascista-e-chi-il-fascista-fa)

Vorrei ricordare che alle Presidenze delle camere negli anni si sono succeduti personaggi come Ingrao (partigiano e irriducibile comunista della prima ora), Napolitano (che difese l’invasione sovietica dell’Ungheria e dell’allora Cecoslovacchia…), Nilde Iotti (compagna di Palmiro Togliatti), Bertinotti (segretario del Partito della Rifondazione Comunista), che per curriculum, storia e cultura non erano certo definibili super partes, fino ai più recenti Boldrini e Fico addirittura privi di curriculum…

Tuttavia, ancora più inattesa e stonata giunge la levata di scudi da parte del mondo cattolico, che giudica la scelta di Fontana come divisiva ed estrema, radicale ed eversiva. 

Quello che più stride è la carcerazione preventiva richiesta per Fontana anche dai cattolici nonostante si sia da sempre dichiarato cristiano cattolico, a favore della famiglia tradizionale, a difesa della natalità e contro l’aborto; infine, si è criticato il riferimento alla valorizzazione delle diversità, perché già bollato come omofobo, e, dulcis in fundo, il saluto a Papa Francesco.

Insomma, se non l’avesse fatto sarebbe stato giudicato significativo in quanto in contrasto con le idee del Pontefice, se lo fa viene valutato come ipocrita. Chiedo scusa, ma è stato alacremente permesso a personaggi di tutte le categorie dichiaratamente atei comprovati di tirare per la giacchetta il Papa per sue aperture progressiste, e non può citarlo un politico dichiaratamente cattolico? Invece di sollievo e soddisfazione per la presenza di frammenti di cristianità nelle Istituzioni, prevalgono diffidenza e preoccupazione.

La realtà è che il mondo cattolico attuale vive nella dicotomia politicamente corretta tra chi ha trasformato strumentalmente in ideologia l’accoglienza ai migranti a tutti i costi e chi ne chiede un ridimensionamento per poterla governare; in base al grado di assuefazione ideologica si discerne il bene e il male, i buoni e i cattivi, gli ammessi e i non ammessi, e chi deve sostenere esami di riparazione. E’ un cattolicesimo un po’ snob e altolocato, perbenista e buonista, talvolta esibizionista, che poco si concilia, però, con le problematiche della società reale.

Fermo restando la ferma condanna verso qualunque forma di razzismo e discriminazione, oltre che di violenza da esse derivante, incoraggiare un’immigrazione incontrollata e incontrollabile rischia di diventare una bomba sociale pronta ad esplodere, soprattutto nelle periferie metropolitane, oltre che negativa e pericolosa per quei poveri disgraziati costretti a praticarla. L’accoglienza è sicuramente un valore che impone al cristiano di voltarsi verso il fratello in difficoltà, ma non può diventare l’unica unità di misura nella valutazione di idee e contenuti culturali e politici.

Mi resta difficile capire perché il mondo cattolico, clericale e laico, rispetti, apprezzi e valorizzi a prescindere la moltitudine di politici che quotidianamente mostrano e manifestano avversione verso principi e valori tipici del cristiano e del cristianesimo, mentre si sente in dovere di censurare ed esaminare al microscopio chi professa apertamente la propria fede cattolica; si potrà eventualmente giudicare in seguito sui fatti se questo atteggiamento sia sincero o di facciata, ma non certo preventivamente.

Fu Fontana, da ministro della famiglia, a promuovere (senza il patrocinio della Presidenza del consiglio di Giuseppe Conte…) il Congresso mondiale delle famiglie a Verona nel 2019, contro il quale furono organizzate contro manifestazioni ben poco tolleranti e di cattivo gusto da parte dell’estremo mondo progressista; e in quell’occasione si registrò, purtroppo, anche la singolare e paradossale assenza ufficiale della Chiesa cattolica, e nessun suo intervento formale significativo.

Una serie di domande sorgono allora spontanee: il mondo cattolico deve ancora difendere e sostenere la famiglia tradizionale o deve arrendersi ad altre forme di unione indotte, certo non condannabili, ma comunque non corrispondenti a principi naturali? Deve proteggere la vita o deve accettare passivamente il diritto alla morte? Deve promuovere ed incoraggiare la natalità “naturale” o deve cedere il passo alle varie forme di fecondazione artificiale? Deve, infine, opporsi ad una deriva etica, morale e pratica della società cercando di ricollocarsi al centro del villaggio, oppure deve definitivamente accettare l’ingiunzione di sfratto firmata dal nuovo mondo progressista?  (https://fai.informazione.it/C4C23E55-E4A9-4BDF-99EE-D042BFCD6D65/Guelfi-o-Ghibellini)

E ancora: i parroci e gli operatori parrocchiali devono e/o possono continuare a preoccuparsi di riempire le chiese vuote, di ripopolare gli oratori e di contribuire a far germinare nuove vocazioni, oppure devono rassegnarsi ad una diversa destinazione d’uso delle strutture ecclesiastiche?  (tratto dal libro Politicamente Scorretto di Paolo Scafati)

I cristiani cattolici devono metterci la faccia anche per difendere culturalmente la propria identità, oppure devono abbandonarsi ad un ecumenismo forse eccessivamente progressista e troppo spesso a senso unico?

Perché almeno in una parte del popolo cattolico c’è disorientamento, se è vero che chi prova ad esternare la propria fede e a professarla sostenendone valori e principi, anche della tradizione, come nel caso di Fontana, nella migliore delle ipotesi viene considerato anche dal mondo cattolico conservatore, nelle sue accezioni più negative di retrogrado, conformista e tradizionalista tendente al reazionario, fino ad arrivare, in casi estremi, ad essere tacciati di omofobia e fascismo; si è quasi costretti a vivere la religione cattolica in modo frugale, discreto e appartato, per non offendere o urtare le molteplici sensibilità altrui.

E’ una battaglia culturale, non politica né tanto meno ideologica, come qualcuno vorrebbe far credere; ma senza l’appoggio del mondo cattolico è persa in partenza.

                        Paolo Scafati