"Questo è un tempo nel quale abbiamo bisogno di liberare le energie migliori di cui l'Italia dispone, di fare quelle scelte coraggiose che per troppi anni non sono state fatte.Questo è un tempo nel quale dovremmo utilizzare anche quell'approccio che i greci descrivono benissimo con una parola straordinaria... μεράκι (si legge merachi, ndr)... ovvero fare qualcosa con tutto te stesso, con tutta la tua passione, con tutta la tua anima. È un approccio che, in un momento di crisi, come quello che stiamo vivendo dalla progressiva uscita dalla pandemia fino alla complessa congiuntura economica internazionale può e deve offrire alla nostra nazione anche delle occasioni.

Da questa crisi l'Italia può uscire più forte, può uscire più autonoma di prima. Ma per farlo deve avere coraggio, visione, guardare oltre e immaginare una strategia di lungo termine. Penso, ad esempio, alla possibilità che abbiamo di rilanciare la nostra produzione nazionale di energia o a quella di rendere il nostro Mezzogiorno una sorta di hub di approvvigionamento energetico dell'intera Europa.In queste prime settimane di Governo abbiamo provato a dare alcune risposte che consideriamo importanti sia in questa direzione, sia per mettere al riparo famiglie e imprese dall'aumento delle bollette.A questo capitolo abbiamo dedicato un impegno imponente che, non a caso, occupa ben due terzi della legge di bilancio. Ma se non mettiamo in sicurezza il tessuto produttivo di questa Nazione, se non mettiamo in sicurezza le famiglie, tutto il resto di quello che possiamo fare purtroppo avrà un impatto molto più limitato.Avevamo promesso agli italiani che questa sarebbe stata la nostra priorità, abbiamo mantenuto questo impegno, come siamo abituati a fare. Liberare le energie migliori di questa Nazione è tra le sfide più impegnative che abbiamo davanti. E lo faremo, insieme, per ridare forza e visione alla nostra amata Italia".


Queste le parole della sora presidente Giorgia Meloni nel suo intervento in occasione della XIII edizione del Premio Guido Carli. Parole che dimostrano che ormai, nonostante siano passate solo poche settimane da quando è entrata in carica, la Giorgi nazionale sia ormai già arrivata alla frutta, tanto da utilizzare il termine "passione" tradotto in greco per caricarlo di chissà quali significati in modo da mascherare il fallimento di quanto da lei presentato nella legge di bilancio.

Fa venire in mente il Nerone di Petrolini - d'altra parte per una con la sua storia i riferimenti culturali non possono andare molto al di là del ventennio fascista - nel momento in cui diceva:

"Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona".

E allora di parole difficili dovremo abituarci a sentirne parecchie, perché quelle diventeranno l'unico elemento con cui la sora Meloni cercherà il consenso, dato che con i contenuti ha già dimostrato che non è in grado.

La sua legge di bilancio l'hanno bocciata le opposizioni (quelle vere), i sindacati e le critiche (seppure velate e mascherate) le sono arrivate da una parte della sua maggioranza (Lega e Forza Italia). Siamo nella norma, dirà qualcuno. È vero... ma se anche Confindustria, tramite il presidente Bonomi, ti dice che quello che hai presentato fa schifo, allora vuol dire che quello che hai prodotto non va bene proprio a nessuno:

"Troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto. Nel 2021, il cuneo in Italia è stato pari al 46,5% del costo del lavoro, uno dei più elevati tra i paesi avanzati (la media dell'Eurozona è al 42%). Oggi che l'inflazione è a doppia cifra e la bolletta energetica è altissima, sarebbe la via migliore per mettere subito nelle tasche dei lavoratori molto più reddito disponibile di quanto non avvenga con la logica dei micro-tagli e dei micro-sussidi su bollette, carburante e affitti.Le risorse per un taglio deciso al cuneo contributivo e per una seria riforma dell'occupabilità ci sono.Per trovarle siamo convinti che basterebbe rimodulare qualche punto percentuale di allocazione degli oltre mille miliardi di spesa pubblica superati in questo 2022, senza creare deficit aggiuntivo.La proposta di Confindustria è nota: un taglio dei contributi di 16 miliardi sui lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, due terzi a beneficio dei lavoratori e un terzo dei datori di lavoro. In questo modo, il lavoratore che guadagna 35 mila euro avrebbe un beneficio di 1.223 euro e il cuneo scenderebbe al 42,5%, avvicinandosi a quello medio dell'eurozona (42,0%). In questa prospettiva, dalla Manovra ci attendiamo quantomeno un intervento sul costo del lavoro in termini di taglio delle contribuzioni per la CUAF (la Cassa Unica Assegni Familiari), che gravano sui datori di lavoro per circa 2 miliardi di euro all'anno. Tale contribuzione, infatti, ha perso ogni ragion d'essere dal momento che, ad oggi, l'Assegno unico e universale per i figli a carico è una prestazione che va a beneficio della generalità delle famiglie e, dunque, è interamente finanziata tramite la fiscalità generale.Avanziamo perplessità poiché nella legge di bilancio non si prevede un congruo rifinanziamento per la legge Sabatini, nessuna proroga del credito d'imposta per la formazione 4.0, nessuna modifica del dimezzamento nel 2023 del credito d'imposta sugli investimenti in beni strumentali 4.0, nessun fondo per il Made in Italy, nessun rafforzamento per gli IPCEI, i grandi progetti di ricerca europei per l'autonomia tecnologica di grandi filiere industriali.E nella versione giunta alle Camere non c'è la proroga del credito d'imposta per gli investimenti al Sud. Non possiamo nascondere di essere preoccupati dalla mancata proroga del credito d'imposta Mezzogiorno sui beni strumentali e del credito d'imposta ZES, che insieme alla decontribuzione Sud hanno sostenuto la tenuta produttiva del Mezzogiorno.Più che corretta, invece, la decisione di rimandare di un altro anno l'entrata in vigore delle due imposte sul consumo, sulla plastica e sulle bevande edulcorate c.d. plastic tax e sugar tax. Come abbiamo potuto constatare sin dalla loro introduzione, si tratta di due imposte che graverebbero in modo ingiustificato su diverse filiere industriali senza apportare concreti vantaggi né ambientali, né di gettito. Il nostro auspicio è, quindi, che la proroga sia un ulteriore passo verso la definitiva abrogazione.Riteniamo positivo anche l'incremento delle risorse per il Servizio Sanitario Nazionale. Ma continuiamo a segnalare a Governo e Parlamento che, sulla sanità, si continua a non tenere conto degli extra costi energetici che subisce l'intera filiera della salute privata italiana che opera per conto del SSN stesso. E non possiamo poi non evidenziare che il meccanismo dei payback su farmaci e device rappresenta un'anomalia che andrebbe superata. Le risorse mancate per gli investimenti delle imprese si devono anche al fatto che una parte di quelle a disposizione, al netto degli interventi sull'energia, vengono impiegate per obiettivi a nostro avviso non prioritari in questa fase di emergenza e, comunque, discutibili nel merito. Il riferimento è alle misure sulle cc.dd. flat tax e a quelle in tema di prepensionamenti. Queste misure rappresentano l'ennesima “digressione” da quello che dovrebbe essere un percorso organico di riforma fiscale. Peraltro, la Manovra finisce per accentuare la discriminazione, in termini di trattamento impositivo, tra le diverse categorie reddituali.Quanto agli interventi sulle pensioni, si tratta di scelte che allontanano di nuovo dall'obiettivo di mettere in sicurezza la spesa previdenziale italiana, senza arrecare alcuna utilità - come già attestato dai numeri - in termini di ricambio generazionale e accesso dei giovani al mercato del lavoro. Esprimiamo alcune perplessità anche in merito all'approccio della manovra su un tema assolutamente centrale per la bassa crescita strutturale italiana, quello dell'occupabilità. La povertà non si batte con i sussidi, si sconfigge con la lavoro. Una strategia di svolta per l'occupabilità ha bisogno di interventi complessivi che riguardino fisco, contributi, scuola e intero sistema della formazione professionale del nostro paese: perché tutti è quattro insieme sono i pilastri di vere ed efficaci politiche attive del lavoro, centrate sulla formazione permanente come diritto del lavoratore, sul placement e replacement al lavoro lungo l'intero corso della vita professionale. Tutti servizi da offrire secondo metriche che affidino le risorse a chi ottiene risultati migliori e verificabili, non ai Centri Pubblici per l'Impiego ma estendendo a livello paritario le gare per le risorse alle molto più efficaci Agenzie Private del Lavoro. Ma di tutto questo non vediamo ancora nulla".

La sora Meloni ci metterà pure tutta la passione di questo mondo nel cercare di "comandare" l'Italia, ma finora - a parte i suoi camerati o patrioti che dir si voglia - non ha soddisfatto nessuno. E l'essersi già aggrappata al primo μεράκι che passa fa capire fino a che punto sia già in difficoltà... considerando che la manovra non è neppure approdata in Parlamento.