Un’altra prospettiva dell’ecclesiologia di Sopoćko, che vogliamo prendere in considerazione, è quella della continua, costante e vera presenza di Cristo nella Chiesa, dalla quale tutti gli uomini possono attingere anche i beni spirituali[1]. Il Nostro dice esattamente che:

 «attraverso l’Incarnazione della Parola preesistente, alcune materie (come l’acqua, l’olio santo ecc.), hanno ricevuto grande dignità: non solo si uniscono a ciò che è soprannaturale, ma diventano esse stesse strumenti soprannaturali»[2].

 L’idea di “strumenti soprannaturali” contiene un’intuizione fondamentalmente giusta, ma esposta al malinteso che tutta l’economia della salvezza possa essere concentrata solo sull’Incarnazione del Verbo[3]. Secondo Sopoćko, un punto di partenza per fondare la sacramentalità della Chiesa, è il mistero della glorificazione di Cristo. Il mistero del Messia si sviluppa, esattamente, in quattro tappe fondamentali: concepimento, vita terrena, croce  e glorificazione[4]. Nel concepimento, il Figlio di Dio, Verbo incarnato, comincia a vivere come uomo, Cristo, rendendo possibile l’autocomunicazione di Dio all’umanità e la donazione dell’umanità a Dio. Nella vita terrena, Cristo manifesta e realizza la suprema rivelazione di Dio all’uomo, divenendo il Rivelatore del Padre misericordioso. Nella croce, Egli, in risposta all’autodonazione del Padre, attua la sua perfetta donazione filiale, divenendo il Sacerdote della nuova alleanza. Ma è solo nella glorificazione che Egli, nella totalità corporeo‑spirituale del suo essere umano, diviene il Kyrios dell’universo. Osserviamo, dunque, che il Nostro trova nella glorificazione il pieno compimento dell’Incarnazione, il sacramento primordiale dell’incontro degli uomini con Dio[5]. Nel terzo volume dell’opera di Sopoćko sul mistero della Chiesa, leggiamo:

 «Dal momento dell’ascensione, l’operare di Cristo Signore non cessa mai, il Salvatore continua a vivere nella Chiesa attraverso la quale agisce, guida e dirige. Il Suo operare nella dimensione della misericordia è ancora più ampia e più perfetta; paragonandolo al tempo della Sua vita terrena, non abbraccia soltanto la Palestina o il popolo ebreo, ma tutta l’umanità»[6].

 Dal brano citato si comprende che dal continuo operare di Cristo e dalla sua eterna mediazione di fronte al Padre, la Chiesa riceve la sua esistenza come comunità storica della salvezza escatologica. Infatti, la Chiesa è l’opera di Cristo nell’unità della sua esistenza terrena e della sua esistenza gloriosa. «Il Gesù storico ha gettato i fondamenti della comunità messianica di salvezza, con l’annuncio del Regno, la chiamata dei dodici, l’incarico a Pietro, l’istituzione dell’Eucaristia. Il Signore glorioso, con il dono dello Spirito Santo, ha portato a compimento la fondazione di quella comunità mes­sianica in tutta l’efficacia salvifica. L’i­dentità del Cristo storico con il Cristo glorioso fonda l’unità della Chiesa nell’aspetto visibile e nella funzione salvifica»[7]. 

In definitiva, possiamo affermare che la sacramentalità della Chiesa si “fonda sulla sacramentalità del Verbo incarnato” e si “attua nell’elemento umano-visibile” (con la fondazione del Gesù storico) e “nell’elemento divino-invisibile” (la missione dello Spirito da parte del Risorto). Poniamo l’accento, però, sulla Chiesa che non è soltanto sposa di Cristo, ma anche il lugo e strumento di grazia[8]. Tanto è vero che in san Paolo leggiamo: «il Suo corpo glorioso di cui è il capo. Cristo è il Capo della Chiesa, il Salvatore del corpo» (Ef 5,23).

In Sopoćko, il concetto della Chiesa è radicato nel Cristo glorioso. La Chiesa è la depositaria del misterium salutis, partecipe della pienezza di grazia che il Padre misericordioso ha riversato nel Figlio - il Verbo incarnato, garante della sacramentalità[9]. In altre parole, la Chiesa non può costituire la res (l’au­todonazione di Dio), ma solo il sacramen­tum (il segno di tale dono)[10]. La Chiesa, continuando nel mondo la presenza del Cristo glorioso, rende presenti ed efficaci per la salvezza i “misteri” di Cristo. Essa è perciò il sacramento “radicale”, la radice di ogni sacramentalità[11].

Sicuramente, non ogni parola e non ogni azione della Chiesa hanno la medesima capacità espressiva e la medesima efficacia salvifica. La missione della Chiesa non sempre si presenta al mondo con il massimo della luminosità e non sempre produce frutti di vita eterna: c’è, infatti, una gradualità nello spessore sacramentale. Tale gradualità permette, da una parte di valorizzare le espressioni sacramentali più umili, e, dall’altra, di riconoscere l’importanza e la decisività di quelle più grandi. Tra queste ultime, sono realtà sacramentali particolarmente significative. Diremo che la comunità dei credenti, che manifesta  e realizza nel mondo la comunione trinitaria; i carismi e i ministeri, offrono alla comunità la parola di Dio e i sacramenti. La Parola di Dio che annuncia la salvezza. I sacramenti invece, che realizzano la salvezza annunciata[12].

L’uscire dell’amore trinitario ad extra, nella storia, riunisce i credenti in una forma concreta d’assemblea, la comunità cristiana, che manifesta storicamente e stabilmente l’unità che lega i loro cuori[13]. Notiamo che la comunità cristiana è un’espressione profonda della sacramentalità della Chiesa. Essa rivela e comunica la salvezza della Trinità attraverso nuovi rapporti interpersonali, segnati dalla fede, dalla speranza e dalla carità[14]. 

Teniamo presente che all’interno della comunità dei credenti ci sono espressioni sacramentali particolarmente importanti, come i diversi carismi e i ministeri. Lo Spirito Santo li suscita per l’edificazione e la crescita della Chiesa. Tra i carismi e i ministeri, però, non c’è opposizione o contrapposizione. I ministeri sono quei carismi che più direttamente si riconducono “all’istituzione” da parte di Cristo. In altre parole, i ministeri sono quelli che garantiscono il permanere della struttura organica della Chiesa, nelle sue varie dimensioni: profetica, regale e sacerdotale. I confini tra di loro sono difficili da tracciare. Secondo una certa gradazione, diremo che tutti i “carismi” sono “ministeriali” e tutti i “ministeri” sono “carismatici”. Nell’articolazione dei carismi e ministeri, il compito rilevante della comunità cristiana sarà di annunciare la Parola di Dio, realizzarla nel sacramento e testimoniarla con la propria vita[15]. 

Infine, dopo l’analisi della presenza reale del Cristo glorioso nella sacramentalità della Chiesa, possiamo affermare che la Parola di Dio fa della Chiesa un sacramento. L’annuncio della salvezza si realizza misteriosamente nei sette sacramenti, che rendono in senso pieno la sacramentalità della Chiesa.

don Gregorio Lydek - ks. prof. Grzegorz Lydek



[1] Cf. M. Sopoćko, Il Santissimo Sacramento dell’Altare, lett. IV, AZSJM, Myślibórz 1942, p. 90.
[2] Ibidem, p. 263.  
[3] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu,  p. 137.
[4] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. II, pp. 87-88; Wspólnota Chrystusowa [La comunità di Cristo], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 8(1932), pp. 111-113.
[5] Cf. ibidem, p. 7: Dar Miłosierdzia. Listy ks. Michała Sopoćki, p. 45.
[6] M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 7.
[7] J. Alfaro, Cristo, sacramento de Dios Padre; la Iglesia, sacramento de Cristo Glorificado, in “Gregorianum” 48(1967) pp. 5‑27: vedi M. Sopoćko, W X rocznicę Piusa XI, nieustraszonego w wierze Sternika Łodzi Piotrowej [Nel X anniversario di Pio XI, saldo nella fede e nella guida della barca di san Pietro], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 9(1932), pp. 35-36.
[8] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, p. 8.
[9] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Jego na wieki, pp. 76-77.
[10] Cf. M. Sopoćko, Kazania o Miłosierdziu Bożym, pp. 59-61.
[11] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, pp. 119-120.
[12] A questo punto, è necessario chiarire un problema, e cioè quale sia il grado di partecipazione della realtà visibile della Chiesa (sacramentum) al processo della salvezza. Il problema è particolarmente sentito nell’attuale contesto culturale, che tende a sostenere una forma di fede intimista e privata e ad opporsi a ciò che è istituzionale e gerarchico. Il problema ha trovato un’impostazione magistrale in Agostino quando, in polemica con i donatisti, ha precisato il rapporto esistente tra communio sacramentorum e communio sanctorum (Contra litteras Petiliani, PL 42,314). La communio sacramentorum è la communio esteriore, corporale, espressa dalla professione della stessa fede, dalla partecipazione agli stessi sacramenti, dall’osservanza della stessa disciplina. La communio sanctorum è invece caratterizzata dalla presenza della caritas, cioè dal bene interiore della grazia salvifica, sinonimo di grazia e di Spirito Santo. È in questa communio che consiste la salvezza: cf. J. Ratzinger, Popolo e casa di Dio in S. Agostino, Jaca Book, Milano 1971, p. 141.
[13] Cf. M. Sopoćko, Poznajmy Boga w Jego  Miłosierdziu, pp. 66-67.
[14] Cf. M. Sopoćko, Rekolekcje o Bożym Miłosierdziu z zapisków ks. Michała Sopoćki, p. 70.
[15] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. III, pp. 276-280.