Presenti  522
Votanti  522
Astenuti  0
Maggioranza  262
Sì  298
No  224

Questo l'esito della fiducia sul decreto immigrazione e sicurezza votato nel pomeriggio di lunedì alla Camera.

Volendo essere precisi, la Camera, con 298 voti favorevoli e 224 contrari, ha votato la questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (A.C. 2727-A), nel testo della Commissione. 

In pratica, il primo passaggio per mandare in soffitta i cosiddetti decreti sicurezza di Matteo Salvini.


Con la solita retorica, così il deputato della Lega, Nicola Molteni, ha motivato il no del suo gruppo:


Di seguito, invece, tramite le parole di Federico Fornaro (per Leu), perché si è intervenuti sulle precedenti norme approvate dal governo gialloverde: 

Signor Presidente, innanzitutto un ringraziamento non formale ai due relatori, alla collega Baldini e al collega Miceli, al Vice Ministro Matteo Mauri. Ringraziamento non formale, perché in Commissione, nel rispetto del Regolamento, è stato fatto un lavoro importante, che credo sia giusto sottolineare, con un impegno straordinario da parte loro, e anche ovviamente dei colleghi della opposizione.Noi voteremo convintamente questo decreto concernente disposizioni urgenti in materia di immigrazione e sicurezza; lo voteremo perché è il frutto di un lavoro importante, che rispetta uno dei punti qualificanti del programma di Governo. Questo Governo è nato nel 2019 nei modi che tutti ricorderanno, ma è nato anche, rispetto a questa questione, con l'idea che quelli che sono stati, in maniera errata, definiti “decreti Sicurezza”, in realtà stessero creando insicurezza nel Paese e, soprattutto, stessero portando fuori il nostro Paese dal novero delle nazioni civili. Quindi, per noi quel punto del programma era e rimane un punto qualificante. Erano “decreti Insicurezza”, perché, in realtà, hanno creato un limbo entro il quale si è buttati, scientemente, in una situazione, in una sorta di buco nero, decine di migliaia di persone, di uomini e di donne in carne ed ossa che, da un giorno all'altro, sono stati messi fuori dal sistema ordinato di accoglienza regolare e sono finiti, come dicevo prima, in un limbo. E questa è la dimostrazione, in realtà, che la destra nel mondo, in particolare quella italiana, non è interessata ad affrontare una questione epocale, come quella dell'immigrazione, per cercare di risolvere i problemi. Un fenomeno di questa entità, di entità globale, pone alla società contemporanea problemi anche di non facile soluzione, rispetto al quale si preferisce, invece, ragionare sempre in una logica emergenziale, dimenticando che il tema delle migrazioni è e rimane uno dei fenomeni della nostra contemporaneità. Come società occidentali, dovremmo continuare a confrontarci per molto tempo su questa questione; invece si preferisce fare gli imprenditori politici della paura, iniettare veleni nell'opinione pubblica, come quelli, per esempio, per cui sarebbe in atto un'invasione dell'Africa nei confronti del nostro Paese. I dati dell'altro giorno sulle presenze degli stranieri in Italia dimostrano quanto questa immagine sia totalmente falsa e lontana dalla realtà. Una destra che non è interessata a risolvere i problemi usa, anche questo sforzo del Governo di rimettere a posto alcune questioni, in una logica che, ripeto, nulla ha a che fare con l'interesse del Paese e, soprattutto, con l'idea, come dicevo prima, che l'accoglienza, l'immigrazione e l'integrazione sono questioni epocali che andrebbero affrontate in una visione ideale, in una logica più ampia. Da questo punto di vista, questo decreto va nella direzione giusta. È un decreto che - lo dico qui con assoluta trasparenza - inevitabilmente trova delle soluzioni di compromesso, trova delle soluzioni mediane. Siamo in una coalizione, ed essere arrivati a questo risultato - non dobbiamo vergognarci di questo - io lo considero un risultato importante; do atto al MoVimento 5 Stelle, da questo punto di vista, di aver fatto passi in avanti significativi alla ricerca di punti ed elementi che potessero portarci tutti sulla stessa posizione, a cominciare dall'idea che l'accoglienza debba ritornare ad essere diffusa, e che modelli come lo SPRAR - lo si chiami in futuro come si vuole - siano modelli giusti, che l'accoglienza diffusa sia una delle strade da seguire, che il tema della tutela umanitaria non vuol dire chiamare in Italia le persone, i migranti, ma, semplicemente, rispettare le convenzioni internazionali; vuol dire anche smetterla con quella che è stata una campagna odiosa - che continua costantemente anche al di fuori di tutti i dati di fatto - di criminalizzazione delle ONG. Abbiamo assistito in questi anni a un ribaltamento della realtà assolutamente inaccettabile: i nemici non sono le ONG, sono i mercanti di morte, sono quelli che gestiscono i campi di concentramento in Libia, sono quelli che gestiscono le tratte, sono quelli che - e ce lo dimentichiamo spesso - organizzano questi traffici e, poi, si disinteressano completamente delle persone. E non bisogna mai dimenticare che noi abbiamo di fronte il Mediterraneo, che è diventato la tomba di tante, troppe persone; ma il maggior numero dei morti non si vedono neppure, sono quelli nel deserto e, per molti di loro, la morte si trova lì. E, quindi, le ONG sono uno strumento positivo da questo punto di vista: hanno aiutato e aiutano a evitare che il Mediterraneo diventi la tomba di un'intera generazione di migranti e, in qualche modo, anche che noi ne diventiamo, volenti o nolenti, di fronte alla storia, responsabili. In estrema sintesi, lo dico per chi è fuori e che ascolta, questo decreto semplicemente - mi correggeranno e mi scuseranno le persone più addentro di me a queste questioni - riporta le cose alla normalità, alla normalità di un Paese civile che rispetta le convenzioni internazionali. I decreti precedenti, invece, avevano portato l'Italia - lo dicono i rapporti dell'ONU, lo dicono i rapporti delle organizzazioni collegate all'ONU -, nel migliore dei casi, ad essere un Paese border rispetto alla civiltà e, in molti altri casi, alla realtà di oltrepassarla. Quindi, nel rispetto delle convenzioni internazionali, c'è l'idea di civiltà, c'è l'idea che il soccorso in mare è un obbligo e non una scelta, che prima si evita la morte delle persone in mare e, poi, si discute se queste persone possono rimanere, nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni, nel nostro Paese, e non il contrario, perché questo significherebbe, come purtroppo è stato in molti casi, condannarle alla morte senza neppure un processo. Credo che si inizi a percorrere una strada con questo decreto, che è stato ulteriormente migliorato; voglio, qui, ringraziare tutti i colleghi che ci hanno lavorato e su cui tornerà, poi, in dichiarazione di voto finale, il collega Palazzotto, che ringrazio per aver seguito per noi l'intera l'attività in Commissione. Si è cercato, in particolare, di dare ad alcuni principi, che erano già inseriti nel decreto iniziale, concreta possibilità di essere esercitati. Ovviamente - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente -, l'Italia non può essere lasciata sola di fronte a una questione epocale. Da questo punto di vista, ci sono stati alcuni segnali da parte dell'Unione europea e della Commissione di cambiamento di rotta, ma noi li riteniamo ancora insufficienti. Da questo punto di vista, sul tema della redistribuzione dei migranti, sul tema del contrasto nei confronti delle organizzazioni criminali, si può e si deve fare di più, in una logica solidale e in una logica che vede il confine italiano non soltanto come un confine nazionale, ma come il confine dell'intera Europa. Credo che, da questo punto di vista, con questo decreto si faccia un passo in avanti, si dia un segnale chiaro di un cambiamento di prospettiva e di un ritorno alla normalità, una normalità che vede questo Paese, per la sua storia, ma anche per la sua geografia, essere il punto di approdo naturale dei flussi migratori. Da questo punto di vista - e chiudo su questo - davvero con questo decreto vorremmo provare ad uscire dalla retorica propagandistica dell'emergenza continua e dare a questo fenomeno una risposta strutturale, nel segno della civiltà e di un Paese ospitale, come è sempre stato il nostro Paese. Per queste ragioni, il nostro gruppo voterà convintamente a favore della fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).


Dalle parole del deputato Alessandro Morelli, ecco come la Lega ha incassato il colpo: