Giovedì, la ministra dell'Interno dell'Italia, Luciana Lamorgese, insieme alla commissaria europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson, si sono recate a Tunisi per incontrare il presidente della Repubblica, Kais Saied, e il capo del governo Hichem Mechichi, che mantiene anche l'interim del ministero dell'Interno. 

Come spiega una nota del Viminale, i colloqui odierni seguono una prima missione congiunta Ue-Italia, effettuata lo scorso 17 agosto, in cui sono state gettate le basi di un accordo complessivo di partenariato strategico tra l’Unione europea e la Tunisia finalizzato al conseguimento di un "pacchetto" di obiettivi: controllo dei flussi migratori irregolari, contrasto alla rete criminale che sfrutta il traffico di esseri umani, nonché sviluppo delle attività  economiche legali colpite anche in Tunisia da una crisi senza precedenti  e ampliamento dei canali regolari di immigrazione nell’Unione europea.

Nelle stesse ore, si sta dirigendo a Pozzallo la Sea-Eye 4 che, nonostante fosse davanti a Palermo è stato assegnato come PoS per sbarcare i 414 naufraghi a bordo un porto distante circa 220 miglia nautiche.

"Come ha fatto l'Italia - si chiedono dalla ong tedesca - a far fare ad una nave di soccorso, con a bordo centinaia di persone esauste e 150 bambini, un viaggio di due giorni nonostante fosse già davanti a un porto sicuro il cui sindaco aveva già aperto allo sbarco? La Sea-Eye 4 ha un porto sicuro, ma non c'è motivo di dire grazie, perché l'Italia ha solo fatto il minimo necessario dopo giorni di inattività. Non senza cogliere l'occasione per fare ancora una volta politica alle spalle di chi cerca protezione... costringendo la nave e chi vi è a bordo ad viaggio di due giorni".


Sempre dal fronte delle ong, Mediterranea Saving Humans ha comunicato che la Mare Jonio, unica nave del soccorso civile battente bandiera italiana, è entrata in cantiere a Venezia per importanti lavori di manutenzione e che nel giro di qualche settimana sarà di nuovo pronta a navigare.

"Ci prepariamo a tornare in mare - dichiara la ong - nonostante il pesantissimo attacco a cui siamo sottoposti. Le inconsistenti accuse, rivolte al nostro equipaggio e ai nostri armatori dalla Procura della Repubblica di Ragusa, hanno provocato il congelamento del progetto di una nuova e più grande nave da soccorso. Perciò abbiamo deciso di affrontare i lavori indispensabili a riprendere le missioni con la Mare Jonio. Il nostro obiettivo è di essere pronti a salpare entro il mese di giugno".

Crediti immagine: Sea-eye