Gli asili in Italia? Save the Children ci ricorda che sono un miraggio
Sei anni fa, Matteo Renzi, alle primarie per diventare leader della coalizione di centro-sinistra, tra gli argomenti a cui dava maggior peso per promuovere la sua candidatura, vi era quello degli asili nido. Due anni dopo, divenuto presidente del Consiglio, Matteo Renzi cominciò a parlare delle scuole da riparare e far diventare belle e si dimenticò degli asili che, invece, erano ancora da costruire.
Così, nel 2018 alla ripresa dell’anno scolastico, Save the Children ci ricorda che solo un bambino su quattro avrà la possibilità di frequentare un asilo nido o un servizio integrativo per la prima infanzia.
Nonostante le nascite in Italia siano al minimo storico, solo 1 bambino su quattro potrà frequentare un servizio dedicato alla prima infanzia, considerando nel numero anche quelli gestiti da strutture private.
A parte alcune eccezioni come Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Toscana e Umbria, che hanno registrato i tassi di copertura più alti, in alcuni casi anche superiori all'obiettivo europeo del 33%, tutta l’Italia del centro-nord ha percentuali di copertura appena superiori al 20%, percentuale che si abbassa drasticamente per il mezzogiorno dove solo circa 12 bambini su 100 riusciranno ad accedere agli asili nido o ai sevizi alternativi. La situazione più critica è registrata in Campania dove nemmeno 1 bambino su cento (6,8%) ha la possibilità di accedere ad un asilo.
Fino a qualche anno fa, in questo periodo dell'anno, in Italia si registravano ovunque interminabili liste di attesa per l'accesso ai nidi. Oggi in molti casi le liste sono scomparse, ma non perché il numero dei bambini che usufruiscano del servizio sia cresciuto, ma semplicemente perché le famiglie hanno rinunciato al servizio, quasi sempre a causa dei costi troppo elevati, anche per quello pubblico.
Per Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia Europa di Save the Children, «frequentare un asilo nido di qualità è un elemento chiave per il corretto sviluppo del bambino, sia dal punto di vista della salute che su quello educativo.
Questo vale ancor di più per i bambini delle famiglie più svantaggiate, dove la frequenza al nido – è dimostrato – abbatte fortemente il rischio di non raggiungere, a quindici anni, le competenze minime in matematica e in lettura e allo stesso modo riduce il tasso di dispersione scolastica.
Allo stesso tempo, l’asilo nido è un indispensabile strumento di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro ed è grave che le Regioni con il più basso tasso di occupazione femminile siano anche quelle dove gli asili nido di fatto non sono disponibili.»
Pertanto, se in Italia si vuole contrastare efficacemente la povertà in un Paese dove sono in povertà assoluta più di un milione e 200mila minori, è fondamentale partire dai più piccoli, investendo in modo continuativo sulla rete dei servizi per la prima infanzia.
Ad oggi - ricorda Save the Children - nonostante le dichiarazioni di intenti, in Italia siamo ancora lontani dall'obiettivo di garantire che l’accesso all'asilo nido o ad altri servizi educativi per la prima infanzia sia un diritto soggettivo, equiparabile agli altri gradi di istruzione in Italia.