Forse era tanto, tanto tempo fa e forse pure in una galassia lontana lontana che i "socialisti" erano a favore del diritto di sciopero dei lavoratori. Oggi, nell'era del 2.0, i socialisti sono invece diventati tutti imprenditori e non appena sentono sussurrare il termine sciopero non possono non mettersi le mani nei capelli, stracciarsi le vesti, cospargersi il capo di cenere, lanciare alti lai, eccetera, eccetera...
Fantasia? Macché! Semplice realtà. Lo dimostra Matteo Renzi, il segretario del Partito Democratico - che lui cocciutamente ha preteso di iscrivere nel gruppo dei partiti socialisti nel Parlamento europeo - con questo post pubblicato su facebook:
«L'ennesimo sciopero dei trasporti è uno scandalo.
Fatto ancora una volta di venerdì.
E proclamato da piccole sigle che utilizzano ancora una volta l'alibi della privatizzazione.
A Firenze cinque anni fa abbiamo messo a gara il servizio e lo ha vinto un'azienda pubblica, le Ferrovie dello Stato.
Si può fare di più, ma adesso lo gestiscono meglio che in passato.
Anziché rincorrere tre funivie forse i romani preferirebbero avere un autobus regolare ogni cinque minuti: mettere a gara il servizio farebbe perdere i voti dei sindacati autonomi ma migliorerebbe la vita dei cittadini.
E in questa stagione turistica così delicata: come si può lasciare a terra ancora una volta Alitalia?
Il diritto di sciopero è sacrosanto e va garantito.
Ma anche il diritto dei cittadini di non essere presi in giro: non è possibile che una miriade di piccole sigle paralizzi i venerdì delle nostre città.»
Ma d'altra parte, il socialista Renzi non poteva esser da meno di chi, nelle lamentazioni per lo sciopero dei trasporti di venerdì 16 giugno, lo aveva preceduto di alcune ore, dal Commissario di Alitalia Gubitosi al presidente della Commissione di Garanzia Giuseppe Santoro Passarelli.
E non va neppure dimenticato il ministro Del Rio, anch'egli rammaricatosi per il fermo di Alitalia, ma che, a danno di Alitalia, sostiene le low cost del trasporto aereo che di Alitalia sono il principale concorrente.
A costoro, come è naturale in casi simili, si è pure associata anche parte della stampa a fare da contorno all'indignazione. Niente di nuovo sotto il sole.
Una sola considerazione, però. Tutte queste persone, socialisti in testa, hanno dimenticato un piccolo particolare: quando i lavoratori decidono di scioperare, ci rimettono delle ore di lavoro che, a fine mese, non vengono pagate. Considerando gli stipendi attuali, significa un bel sacrificio. Ma questo, per certe persone, socialisti in testa, è del tutto irrilevante.