Mentre martedì Trump aveva dichiarato che Stati Uniti e i suoi alleati - senza fornire indicazioni da quali paesi fossero costituiti - avrebbero agito immediatamente contro la Siria nel caso a Idlib fosse stato fatto uso di armi chimiche, mercoledì sappiamo che la sorte dell'ultima enclave di coloro che si oppongono ad Assad sarà discussa in un vertice che si svolgerà a Teheran tra i leader di Iran, Russia e Turchia.
Oltre all'aspetto umanitario, i ribelli islamisti di fendono un'area che comprende 3,5 milioni di persone, c'è per la Turchia anche un aspetto pratico da considerare.
La provincia di Idlib è praticamente a ridosso del confine turco. Un attacco militare su larga scala, oltre ai numerosi morti e feriti, avrebbe come conseguenza da parte dei civili presenti nell'area l'esodo immediato verso la Turchia. Una eventualità che Erdogan vuole evitare.
I bombardamenti siriani su Idlib, anche con l'ausilio dell'aviazione militare russa, sono ripresi all'inizio di questa settimana. Gli insorti, nel frattempo, hanno iniziato ad isolare la città distruggendone i ponti, per ritardare e rendere più complicata l'offensiva delle forze che supportano Assad.