Politica

Il discorso di Draghi, i buoni propositi di inizio legislatura e la confusione della Lega

Come riassumere le parole del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, pronunciate mercoledì al Senato per comunicare i punti principali del programma del suo governo? Il modo migliore è quello espresso dalla formula riassunta dall'acronimo g.a.c., cioè grazie al c...

Naturalmente, per onestà,  va ricordato che tale formula poteva essere tranquillamente utilizzata anche in occasione dei discorsi dei predecessori di Draghi. Ci mancherebbe! Quindi, non è corretto essere critici con chi, ancora una volta, ricorda i problemi dell'Italia e la necessità di porvi rimedio. Il guaio, però, è il come porvi rimedio, dato che sono le stesse forze politiche che lo hanno applaudito a non aver fatto finora ciò che era giusto fare nell'interesse della collettività, agendo solo per l'interesse di pochi.

All'inizio del discorso, Draghi ha voluto chiarire la natura del suo governo, etichettandolo come "semplicemente il Governo del Paese", aggiungendo che "non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza e il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell'opposizione, dei cittadini tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un Governo che nasce in una situazione di emergenza, raccogliendo l'alta indicazione del Capo dello Stato".

Evidentemente Draghi spera o addirittura crede di arrivare fino a fine legislatura. In tal caso deve essere un ottimista per natura.

A questa pagina, è possibile leggerlo per intero.

Alcuni passaggi, però meritano di essere sottolineati, perché involontariamente ironici, non tanto in sé, quanto per quello che hanno detto finora alcuni dei parlamentari a cui quelle parole erano rivolte.

"Questo Governo - ha detto Draghi - nasce nel solco dell'appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all'Unione europea e come protagonista dell'Alleanza atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori. Sostenere questo Governo significa condividere l'irreversibilità della scelta dell'euro e la prospettiva di un'Unione europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune, capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione".

La Lega è un partito anti-Europa e anti-euro, tanto che ieri il suo segretario, Matteo Salvini, ha dichiarato, a proposito della moneta unica, che solo la morte è irreversibile. E chissà che effetto deve aver fatto il riferimento alle "democrazie" occidentali a uno che non risparmia lodi al quasi golpista Trump e allo zar Putin ed è legato da lunga amicizia al quasi fascista Orban!

Ma non bisogna neppure dimenticare l'altra colonna, anzi colonnina, del sostegno a Draghi rappresentata da Italia Viva di Matteo Renzi, che a conferma del sostegno all'atlantismo europeo e alle democrazie occidentali, qualche giorno fa è andato, a pagamento, a esprimere lodi sperticate al principe ereditario dell'Arabia Saludita, bin Salman Al Saud, il cui passatempo è stato finora quello di bombardare i civili in Yemen e fare a pezzi gli oppositori del regime saudita nei propri consolati.


E che dire poi del passaggio in cui Draghi ha spiegato che "cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati".

L'amico ministro Giorgetti che gli sedeva accanto, alla sua destra, a quelle parole ha iniziato ad annuire con convinzione. Un leghista che si preoccupa del "pieno rispetto dei diritti dei rifugiati"? Quando mai?


Un altro passaggio è stato notevolmente comico. Queste la parole di Draghi:

"Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano l'una all'altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il Governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli".

La flat tax di Lega e Forza Italia (forze politiche che fanno parte del Governo) è un chiaro esempio di quello che i partiti non dovrebbero fare, almendo stando a quanto ha detto Draghi. Nonostante ciò, ecco come Matteo Salvini ha commentato il discorso del premier:


Salvini si compiace del discorso di Draghi che nelle sue parole ha praticamente criticato tutto ciò che il segretario della Lega ha urlato sui media e nelle piazze nel corso degli ultimi anni. 

Evidentemente, Salvini non ha capito ciò che Draghi ha detto e chi lo segue da vicino non ha avuto ancora il tempo di farglielo capire. C'è comunque anche un'altra possibilità. Salvini ha "sentito" i calci negli stinchi che gli ha tirato Draghi, ma ha fatto finta di nulla, non solo perché i suoi elettori non sono in grado di comprendere quelle critiche ed è meglio non fargliele notare, ma soprattutto perché Salvini, al di là delle dichiarazioni del premier, pensa di impossessarsi della guida del Governo e di indirizzarlo verso le politiche leghiste.

Come era facile immaginare il cammino di Draghi non inizia con i migliori auspici.

Autore Egidio Marinozzi
Categoria Politica
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