Si fa fotografare o riprendere mentre cammina ingobbito, ben insaccato nel giaccone con su scritto polizia, con la faccia truce o allegra, in base a ciò che richiede la circostanza che ha richiamato la sua presenza.

Poi, pubblica il tutto sui suoi profili social e chiede l'approvazione ai suoi scalmanati sostenitori pronti, truppa ubbidiente, ad emozionarsi, inveire, applaudire o gridare contro il nemico o l'amico di turno.

Un tran tran grottesco che si ripete da mesi e mesi e che, incredibilmente, non ha ancora stufato gli italiani... anzi, da quello che dicono i sondaggi, sempre di più apprezzano quello che chiamano il loro "capitano".

Naturalmente, per i più distratti, va ricordato che si sta parlando del solito Matteo Salvini.

Il ministro dell'Interno, vicepremier e segretario della Lega (sia quella Nord che quella "normale", visto che pare continuino ad esistere entrambe) vuol dare di sé l'immagine dell'uomo tutto d'un pezzo, inflessibile e coraggioso che non arretra di fronte al pericolo e osa contro tutto e contro tutti per difendere le proprie idee.

Ma è davvero così? Oppure è semplicemente un politico furbacchione, che fa il "ganassa" con i deboli e il piagnone con i forti, pronto ad approfittare di qualsiasi situazione per trarne vantaggio... prima di tutto personale? A ben guardare, la seconda ipotesi è quella che più si adatta al "vero" Salvini.


Nella sua "esperienza" di governo ha guardato bene di tenere sé stesso e la Lega ai margini delle questioni economiche. Lui si è intestata una pseudo riduzione fiscale e la possibilità, per chi ne avesse titolo e convenienza, di andare in pensione anticipatamente. Due provvedimenti che comunque incideranno, specialmente il secondo, in maniera sensibile sui conti pubblici, ma che nell'immaginario della gente non vengono visti come determinanti per l'andamento dell'economia, aspetto su cui invece i 5 Stelle hanno puntato tutte le loro carte... ovviamente sbagliando.

Infatti, ricordate Salvini nella conferenza stampa per la presentazione della legge di bilancio? Sventolava il cartello Quota 100 e solo quello aveva preteso. Perché voleva sottolineare che lui ed il suo partito si sono intestati solo quella misura.

Il motivo? Se i conti del Paese inizieranno ad andare male, ed è molto probabile che ciò accada anche in funzione della congiuntura economica internazionale, Salvini dirà che lui e la Lega non si sono occupati di economia, addossando quinti tutta la responsabilità del fallimento sui 5 Stelle. Se le cose invece dovessero andar bene lui, ovviamente, passerà comunque all'incasso perché del Governo faceva parte.

Ma Salvini, favorito dall'ignavia dei 5 Stelle, si è però intestato la lotta ai migranti, facendoli passare come il problema principale dell'Italia a cui lui ha posto rimedio. È vero? Naturalmente no, perché, oltre all'evidenza e al buon senso, lo dicono i numeri... ma la gente non lo vuol vedere e non lo vuol capire. Agli italiani hanno indicato un nemico su cui si può colpire senza paura di ritorsioni e di conseguenze e loro sono contenti così.

Il caso Diciotti ha però presentato un ostacolo nel collaudato modello pensato da Salvini. L'ostacolo si chiama magistratura. Sulla base della divisione dei poteri, un magistrato ha ritenuto che il ministro, in relazione ai fatti della Diciotti, stesse abusando della sua autorità, violando la legge. Alcuni giudici hanno esaminato il caso e hanno ritenuto che ci fossero i presupposti perché Salvini spiegasse e sostenesse quanto da lui fatto all'interno di un processo.

In un primo momento, Salvini ha dato l'impressione di voler seguire tale strada, ma non appena si è arrivati al dunque, il capitano, da coraggioso, si è rivelato un codardo... un vero e proprio coniglio. E da codardo si è fatto scrivere la lettera di giustificazione da un azzeccagarbugli per trovare una motivazione legale perché l'aula del Senato voti perché non si proceda nei suoi confronti...

L'eroico capitano che pretende di avere avuto il diritto di sequestrare una nave militare e tutte le persone che erano a bordo, invece di difendere le sue convinzioni cerca in tutti i modi di svicolare dalle sue responsabilità. In pratica, il ritratto da impavido che Salvini si è costruito serve a mascherare la figura di un vero e proprio coniglio.

Per chi, come sempre, volesse giustificare chi giustificazioni non ne ha, basti ricordare un esempio al di fuori della politica. Ricordate don Milani?

Scrisse, insieme ai suoi ragazzi, una "Lettera ai cappellani militari" in risposta ad un comunicato stampa firmato dai cappellani militari in congedo della regione Toscana contro gli obiettori di coscienza. Rinascita pubblica la lettera, esplode il caso e don Milani e Pavolini (vicedirettore di Rinascita) vengono denunciati da un gruppo di ex-combattenti per apologia di reato e istigazione a delinquere.

Don Milani non rifiutò di farsi processare e al tribunale che lo giudicava, perché ormai gravemente malato, scrisse quella che oggi è ricordata come "Lettera ai giudici".

Questa è la differenza fra gli eroi e i codardi... anzi, i conigli. Sbaglio?