Questo è quanto ha dichiarato (anche) al Resto del Carlino la virologa Ilaria Capua, che dalla Florida si è trasferita in Italia dove insegna alla Johns Hopkins University di Bologna, sulla cosiddetta malattia X:

«Mi spiace dirlo, ma non è che perché abbiamo avuto quella da Covid siamo a posto per i prossimi duecento anni. Purtroppo non funziona così. La malattia X di cui parla l'OMS è un termine per dire che qualcosa, prima o poi, arriverà. Non si sa che cosa, ma succederà. E potrebbe essere ancora più aggressivo del Covid. Serve una capacità di risposta a queste emergenze che sia ragionata, consapevole e studiata anche sulla base del territorio. Dalla pandemia attuale, si è acquisita una maggiore consapevolezza della vulnerabilità e dell'importanza delle misure preventive, come il lavaggio delle mani, il distanziamento sociale e l'uso delle mascherine. Tuttavia, osservo un fenomeno di amnesia collettiva che potrebbe compromettere la preparazione futura».

Massima attenzione sul rischio di trasmissione di patogeni attraverso il contatto diretto tra uomini e animali, particolarmente presente in luoghi con scarsa igiene, come i mercati di animali vivi.

«Il salto di specie avviene quando c'è un contatto ravvicinato fra l'uomo e l'animale, i mercati di animali vivi dove specie che in natura non si incontrerebbero mai e invece sono nelle stesse gabbie ci sono ancora. Questi posti sono dei veri e propri gironi infernali. Dopo il colpo durissimo del Covid non riflettere su come approcciarsi in modo più consapevole, circolare alla salute, è necessario».

E sulla sanità (in Italia)?

«Non si deve erodere un sistema che è già in sofferenza. Non bisogna dimenticare mai il grande sacrificio dei professionisti a quel tempo erano in ospedale e non avevano nemmeno a disposizione le mascherine, in lotta contro qualcosa che nessuno ancora riusciva a identificare».

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