Ieri la notizia è rimbalzata ovunque. Riguarda un episodio dello scorso 28 febbraio, durante un incontro pubblico tra il Dalai Lama, al secolo Tenzin Gyatso, e un gruppo di studenti nel tempio di Tsuglagkhang a Dharamshala, in India, dove il Dalai Lama vive anche in esilio da oltre sessant’anni. Quest’ultimo avrebbe invitato un ragazzino salito sul palco a “succhiargli la lingua”.

L’episodio in questione ha suscitato reazioni contrastanti. Alcuni lo hanno archiviato come gesto decisamente “inappropriato”, mentre altri lo hanno percepito in maniera più grave e “ripugnante”. E su quest’ultima base si sono poi sviluppati commenti d'odio incredibili; il più potente, per capacità d’influenza, credo sia stato quello di un giovane giornalista, Lorenzo Tosa, che avrebbe anche una certa esperienza. Molto seguito sui social, egli ha pubblicato un post dal giudizio durissimo e inappellabile:

Ho visto le immagini del Dalai Lama con il bambino perché non potevo crederci. E invece sono persino peggio di quanto pensassi: un abuso in piena regola nei confronti di un minore, un atto di pedofilia esibito pubblicamente senza alcun ritegno o pudore, con tanto di invito a “succhiargli la lingua”. E le “scuse” del Dalai Lama stesso (in cui si parla di “scherzo” “innocente” e “incidente”), se è possibile, sono persino peggio dell’atto in sé perché lo minimizzano e, in qualche modo, lo giustificano, senza peraltro minimamente riuscirci.

Di fronte a queste immagini c’è solo un’unica reazione possibile per chi conservi un minimo di senso della realtà: raccapriccio, schifo e disgusto. Non necessariamente in quest’ordine. (Il grassetto è mio)www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/posts/785878279574298

Partirei subito con l’anticipare che il sottoscritto non ha nessun senso della realtà, perché non provo il “raccapriccio, lo schifo e il disgusto” che il Tosa qui pontifica quale requisito dei sani di mente. E mi turba quando qualcuno maltratta così duramente la mia sanità mentale senza fornirmi qualche appiglio logico, sebbene con questo non voglia arrogarmi la certezza ch’io sia effettivamente sano di mente. Chi può saperlo nell’alveo delle proprie articolazioni neuronali?

Bene. Vi metto qui anche il video del fatto ripreso dal “The Mirror”, che mi sono premurato a cercare e ho rivisto poi diverse volte, per convincermi a scrivere questo breve articolo.

C’è questo “vecchietto” di quasi novant’anni che dialoga col ragazzino salito sul palco e gli raccomanda di seguire le persone che portano pace e amore, le solite cose care ai monaci buddhisti (il video completo lo trovate facilmente). Poi inizia a scherzare col ragazzino stesso, si fa abbracciare, gli chiede un bacio sulla guancia, poi anche sulle labbra, il che è già decisamente inappropriato. Poi lo osserva in quello che pare sia diventato un gioco in cerca di attenzioni per affermare una comunicazione forte ed emozionale, finendo per fare quell’insensata richiesta: “suck my tongue”, ed esce la lingua avvicinandosi al bimbo, il quale declina saggiamente l’invito.

Osservando l’imbarazzo del bambino, il Dalai Lama si allontana scoppiando nuovamente a ridere. Chi lo segue sa che il personaggio non è nuovo alle “prese in giro”, scherzando tanto su sé stesso quanto con i suoi interlocutori. Solitamente con rispetto.

Nell’antica cultura dei monaci buddhisti il saluto con la lingua è cosa normale (senza contatti, naturalmente). E’ chiaro che qui si è partiti da una vecchia usanza portata al limite in un gioco troppo euforizzato. Non può essere giustificato culturalmente, ma nel contesto che si è sviluppato si può almeno comprendere perché possa saltare in mente questa cosa.

Il vecchietto di cui parliamo ha una storia personale molto dura. Da quando si trova in esilio ha anche girato il mondo predicando pace e amore (melensa inutilità, ahimé, per molti) e più volte confermando il suo perdono verso gli aguzzini che hanno causato vessazioni al suo popolo tibetano, di cui egli sarebbe stato anche il capo (dimessosi nel 2011). Ha collezionato onorificenze e riconoscimenti ovunque, e gli fu anche conferito il Nobel per la Pace nel 1989 per i suoi numerosi contributi su questo tema. Di fronte alle numerose platee del mondo si è sempre definito una persona normale, ridendo bonariamente - nel vero senso della parola - di tutti coloro che lo mitizzano ed elevano a una forma spirituale fuori dal comune. Ha insistito spesso su questo e sulle sue umanissime origini e  debolezze, comuni a tutti.

E’ improvvisamente diventato un ripugnante vecchiaccio pedofilo, o magari lo è sempre stato e nessuno lo sapeva? E così avrebbe anche deciso di fare outing pubblicamente.

Ritengo più semplicemente, e verosimilmente, che abbia commesso un errore, e se n’è immediatamente scusato. Dal video, non pare scorgersi la benché minima malizia attorno a questo “fattaccio”. Un gesto eccessivo, senza pensarci, in una sequenza comunicativa altrettanto spontanea che a mio avviso non denuncerebbe nemmeno avvisaglie di demenza (è pur sempre un novantenne), visto che può ben confinarsi alla semplice fallibilità di un uomo comune - come egli stesso si definisce - che inciampa nella propria euforia esprimendosi maldestramente.

Perché questa cosa sarebbe così difficile da capire?

Lo è certamente per il sig. Tosa, e qualche altro, tra cui numerosissimi commentatori che, nel loro insieme, gliene hanno dette di tutti colori. Questi ottimi giudici dei loro simili solitamente scansano volentieri gli specchi che incrociano, evitando di osservare la propria esistenza abbastanza modesta e priva di contributi umani e spirituali alla società che vivono e accettano supinamente.

A differenza dell’uomo che oggi accusano in maniera così dura e inappellabile.

Ciò che il Dalai Lama è stato non è secondario agli errori che sicuramente commette. Una situazione non può mai essere presentata e giudicata estraneandola da ogni contesto presente e storico della persona coinvolta.

Si sarà addolorato, probabilmente vergognato. Così confermano le sue scuse. Il mondo non è in bianco e nero, presenta le sue innumerevoli sfumature che rendono ogni cosa degna di essere approfondita fin nei minimi particolari, per poter pretendere di averci capito quantomeno la superficie.

Auguro al signor Tosa, e a tutti quelli che la pensano come lui, una più profonda riflessione generale; e soprattutto la visione del mondo a colori… con le sfumature!


📸 base foto: Il Dalai Lama in un evento dello scorso dicembre 2022, e nella foto col ragazzino in occasione dell’evento del 28 febbraio scorso - Dal sito ufficiale dalailama.com