Esteri

Trump? Adesso non lo sopportano più neppure i repubblicani

In vista delle prossime elezioni presidenziali a novembre 2020, la stella, anzi lo stellone, di Donald Trump non pare più brillare come una volta. Per tale motivo, tutto quello che lo riguarda, mentre prima si trasformava sempre e comunque in oro, adesso, ben che gli vada, finisce per trasformarsi in... ottone. 

Ma non è che Trump abbia perso il "tocco magico" rispetto a quattro anni fa. Quello che adesso è cambiato è che la sua propaganda non riesce a mascherare le situazioni di crisi che gli Usa si sono trovati a dover affrontare, mettendo a nudo quel che già era chiaro da sempre: il fatto che Trump sia un incapace. 

Può darsi che lo sia anche come imprenditore... ma questo riguarda solo lui e chiunque abbia a che fare con i suoi affari. Di certo lo è come presidente degli Stati Uniti. In questo caso è un problema che riguarda tutti.

A smascherare Trump sono stati due virus: il primo, il Sars-CoV-2, è venuto dalla Cina; il secondo, invece, era già ampiamente presente negli Stati Uniti: il razzismo.

La pandemia causata dalla Covid e le proteste seguite alla morte di George Floyd hanno svelato l'inettitudine di Trump, le sue bizzarrie e la sua marcata predisposizione verso politiche di stampo fascista.

Proprio oggi in una intervista a Politico l'ex ambasciatore Usa all'Ue, Anthony Gardner, i cui nonni sono fuggiti dall'Italia nel 1938, ha detto che Trump gli ricorda Benito Mussolini!

È vero, Gardner è un democratico, nominato al suo precedente incarico da Obama e adesso sostenitore di Joe Biden come prossimo presidente degli Stati Uniti. Quindi le sue dichiarazioni non sono da prendere in considerazione?

Tutt'altro, perché a criticare Trump sono anche quanti si sono schierati dalla sua parte e  avrebbero dovuto appoggiarlo anche alle prossime elezioni.

Infatti, alle critiche dell'ex segretario alla Difesa James Mattis e a quelle dell'ex capo dello staff della Casa Bianca John Kelly e della senatrice dell'Alaska Lisa Murkowski, in relazione alla gestione delle proteste dei giorni scorsi a partire dalla richiesta di schierare l'esercito (cosa che avrebbe decretato di fatto l'inizio di una guerra civile), si sono poi aggiunte negli ultimi giorni anche quelle di molti big del partito repubblicano. 

Così, l'ex presidente George Bush non sosterrà la rielezione di Trump e pure suo fratello, Jeb Bush, ha dichiarato di non sapere come voterà. 

Anche il senatore dello Utah, Mitt Romney, ha detto chiaramente che non appoggerà Trump. Cindy McCain, vedova del senatore John McCain (il candidato repubblicano sconfitto da Obama alle presidenziali del 2008), è quasi certa che a novembre voterà per Biden.

E pure l'ex segretario di Stato Colin Powell ha detto alla CNN che Trump "mente" e che i repubblicani al Congresso in futuro smetteranno di sostenerlo. Powell, che ha votato per l'ex presidente Barack Obama e per Hillary Clinton, ha dichiarato di essere vicino a Biden politicamente e socialmente e di aver lavorato con lui per più di 35 anni e voterà per lui.

Rappresentanti dell'establishment repubblicano come Paul Ryan e John Boehner non si sono espressi sul voto di novembre... facendo pertanto intendere di non gradire l'attuale presidente.


Trump, intanto, continua nelle sue politiche fantasiose con dichiarazioni politicamente poco corrette. Il problema per lui, però, è che adesso non sembra più in grado di irretire gli elettori, anche quelli che già una volta lo hanno votato. 

Gli ultimi sondaggi sulle presidenziali di novembre danno Biden ampiamente favorito, con margini che oscillano dal 7%  (NPR/PBS/MARIST) fino ad arrivare al 14% (CNN/SSRS). 

Ma nonostante ciò...

Autore Marco Cantone
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