Esteri

L'Ue deve impedire l'arrivo di armi in Libia, ma alcuni Stati membri non vogliono navi in mare per non accogliere i migranti

Nelle scorse ore, sono proseguiti gli sbarchi di migranti a Lampedusa, mentre Alarm Phone continua a lanciare appelli per barche in difficoltà nel Mediterraneo. 

Le navi Open Arms, Alan Kurdi e Mare Jonio sono ferme in porto per riparazioni, mentre la Ocean Viking e la Sea-Watch 3 hanno ripreso il pattugliamento del Mediterraneo centrale solo da poche ore.


Ma la notizia del giorno è che il responsabile della politica estera dell'Unione europea, Josep Borrell, ha dichiarato che alcuni paesi dell'Unione stanno bloccando la decisione di riprendere il pattugliamento navale nel Mar Mediterraneo per timore che ciò possa incoraggiare i migranti a partire dalla Libia.


Il pattugliamento cui fa riferimento Borrell è quello relativo alla missione Sophia, lanciata nel 2015 per contrastare l'azione dei trafficanti di migranti e far rispettare un embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite nei confronti della Libia.

Le tensioni all'interno dei Paesi dell'Ue sulla redistribuzione dei migranti e l'intenzione dell'allora governo gialloverde di non voler più finanziarne le operazioni in mare, ha trasformato la missione Sophia in un'operazione di sorveglianza e avvistamento tramite l'utilizzo di aerei ricognitori, compresi i droni.


Ieri, i ministri degli Esteri dell'Unione si sono incontrati a Monaco per parlare di Libia e sicurezza. Per fermare la guerra in Libia e dare un senso ai contenuti che avevano fatto seguito al vertice che poche settimane fa si è tenuto a Berlino, come hanno dichiarato sia il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas che quello lussemburghese Jean Asselborn, è necessario che l'Unione europea faccia la sua parte, verificando l'effettivo embargo sulle armi a terra, in aria e in mare.

Gli sforzi di Berlino per cercare una soluzione politica all'instabilità della Libia "non valgono molto - ha dichiartato Asselborn - se non vi è alcun controllo sull'embargo delle armi e sulle truppe che si muovono in Libia. Ecco perché dobbiamo guardare il mare. È un obbligo europeo".


Ma in mare, per evitare di aiutare i migranti, alcuni Stati europei si rifiutano di far tornare le navi. Josep Borrell non ha fatto "nomi", ma in molti hanno puntato il dito sull'Austria. Oggi, gli stessi ministri si riuniscono nuovamente nel Consiglio Affari Esteri. Se avranno cambiato o meno idea lo sapremo nelle prossime ore.

Quello che però è evidente è che se non realizzeranno un vero embargo per controllare anche via mare l'arrivo di armi in Libia, la guerra civile in atto in quel Paese diventerà sempre più violenta e sempre di più aumenteranno le partenze delle persone in fuga dal conflitto... e non saranno solo gli africani provenienti dal centro Africa, ma anche gli stessi libici della Tripolitania!


Aggiornamento.

Questo è quanto deciso alla fine del Consiglio Affari Esteri, nelle parole del ministro degli Esteri Di Maio.

Con piena soddisfazione, con una vocetta flebile e suadente, e soprattutto con parole semplice e chiare per riuscire a far capire i concetti espressi anche a grillini e sovranisti, Di Maio ha detto che il blocco aereo terrestre e marittimo per vietare l'ingresso delle armi in Libia si farà.

Per quanto guarda quello marittimo, il ministro, ha tenuto a precisare che quella che la prossima missione non si chiamerà Sophia (un aspetto) fondamentale dell'operazione e che le navi opereranno non di fronte a Tripoli, ma esclusivamente tra Sirte e Bengasi, di fronte alle coste della Cirenaica... perché è da lì che le armi arrivano in Libia e (anche se questo non lo ha detto) perché così sono sicure di non dover prendere a bordo i migranti.

Ma la cosa più intelligente, ovviamente in base ai parametri di Di Maio che sembrava soddisfattissimo della proposta, il ministro ha creduto di dirla quando ha aggiunto che nel caso in cui le navi in mare dovessero essere considerate come un "pull factor", immediatamente - ci mancherebbe altro - la missione navale verrebbe sospesa.

E a sprezzo del ridicolo, Di Maio ha voluto sottolineare che la decisione sarebbe seguita in base ai suggerimenti dell'Italia, perché davanti alla Tripolitania "noi lavoriamo con la Guardia Costriera libica"  per "intercettare le rotte dei migranti".

Autore Roberto Castrogiovanni
Categoria Esteri
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