Politica

Oltre alle attuali oscenità, nel ddl Sicurezza la maggioranza vuole inserire anche uno scudo penale per gli operatori delle forze dell'ordine

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sta seguendo con attenzione il dibattito parlamentare sul disegno di legge sicurezza, ma senza lasciarsi influenzare dalle numerose voci che animano il confronto politico. La ragione di questa prudenza è chiara: il Quirinale ha già comunicato alla premier Giorgia Meloni, diverse settimane fa, una serie di obiezioni relative a punti del provvedimento che potrebbero sollevare dubbi di costituzionalità.

La premier si è impegnata a introdurre modifiche per affrontare le criticità, lasciando così al Parlamento il compito di adeguare il testo durante il dibattito.

Il Quirinale ha sollevato perplessità su cinque aspetti chiave del disegno di legge, che in alcuni casi rischiano di violare i principi costituzionali o di imporre limitazioni eccessive.

Una delle norme più discusse riguarda il divieto di vendita di schede SIM telefoniche agli immigrati privi di documenti regolari. Questa misura, seppur volta a controllare le comunicazioni di persone senza permesso di soggiorno, potrebbe colpire indiscriminatamente anche i minorenni che arrivano da soli in Italia, impedendo loro di mantenere i contatti con le proprie famiglie.

Poi c'è l’articolo 15 che permette la detenzione in carcere di donne incinte o madri con figli di età inferiore ai 12 mesi, una misura concepita per contrastare la microcriminalità, ma il Quirinale ritiene che la norma possa violare i principi di umanità previsti dal sistema penitenziario, aggravando la già delicata situazione delle detenute.

Anche la norma che introduce pene particolarmente severe per la resistenza passiva agli ordini dell’autorità durante le rivolte carcerarie ha sollevato dubbi sia per l’eccessiva severità delle sanzioni, sia per il contesto in cui verrebbe applicata. Le carceri italiane soffrono di sovraffollamento cronico e alti tassi di suicidio, una condizione che richiede interventi mirati piuttosto che l’inasprimento delle pene!

Altro punto dolente, il divieto di organizzare proteste contro grandi opere e infrastrutture strategiche che rappresenta un potenziale rischio per la libertà di espressione e manifestazione, diritti costituzionalmente garantiti. Il Quirinale teme che tali restrizioni possano comprimere in modo eccessivo i diritti fondamentali dei cittadini.

Infine, anche la proposta di privilegiare le aggravanti rispetto alle attenuanti quando la vittima è un rappresentante delle forze dell’ordine ha destato preoccupazione. Pur riconoscendo l’importanza della tutela degli operatori di sicurezza, il principio di uguaglianza davanti alla legge potrebbe risultare compromesso.

Quest'ultimo aspetto fa ritenere che Mattarella non possa affatto "gradire" neppure l'ultima novità che i (post) fascisti vogliono inserire nel ddl Sicurezza: lo scudo che impedirebbe di indagare sull'operato delle forze dell’ordine!

Qual è l'intenzione dei (post) camerati?

Nei casi in cui un appartenente delle forze dell'ordine si trovi coinvolto in un contesto dove è prevista d'ufficio un'inchiesta di natura penale, il magistrato avrebbe la possibilità di non iscriverlo nel registro degli indagati, evitandogli così di essere formalmente coinvolto in una indagine che, oltre ad avere tempi lunghi, può portare anche a una sospensione senza stipendio.

Se avesse commesso un reato, in tal modo, non sarebbe mai punibile? No. Il suo nome finirebbe tra gli indagati solo se emergessero delle prove evidenti a suo carico. Inoltre, tale decisione non spetterebbe  più alla Procura, ma al procuratore generale della Corte d'appello.

Su questa novità il Quirinale non ha espresso giudizi, perché la maggioranza non ha ancora prodotto un testo al riguardo... a meno che ne sia capace, visto il dettato costituzionale.

Contro il ddl Sicurezza, in queste ore, si sono espressi gli attivisti di Ultima Generazione che hanno rivolto questo appello al capo dello Stato: 

"Pene inaudite per chiunque protesti anche con semplice resistenza passiva in carcere, per chi protesta contro le grandi opere, per chi fa blocchi stradali con il proprio corpo. La maggioranza di governo vuole silenziare chiunque esprima dissenso. Alla Camera è già stato approvato il DDL sicurezza che limita pesantemente il diritto a manifestare oltre a dare poteri e tutele spropositate alle forze dell'ordine. Questa volta non è un'esagerazione: il DDL "Sicurezza" ci porta in un regime autoritario.È inutile illudersi che la misura non passerà al Senato, la maggioranza ha già deciso. L'unica carica che ha il potere di fermare il DDL e che potrebbe farlo è il presidente Mattarella. Dobbiamo essere in migliaia a firmare questa petizione per convincere il Presidente a non sottoscrivere questa misura liberticida!Le democrazie, sono fondate sulla possibilità di dissentire e di portare conflitto in maniera sana e nonviolenta. Il dissenso permette la diversità delle posizioni e delle idee, il dissenso mette al vaglio la verità e la giustizia, il dissenso è alla base del pensiero libero.È molto preoccupante: siamo di fronte ad un governo ben tollerante verso gruppi neofascisti mentre intransigente contro chi protesta per chiedere un futuro, che vengano rispettati i propri diritti o che i propri territori non vengano devastati. La criminalizzazione del dissenso è l’unica arma che conoscono per nascondere la propria inadempienza.Riteniamo estremamente preoccupante che il Governo e il Parlamento approvino leggi ad hoc contro cittadini che protestano pacificamente e in maniera nonviolenta. Lo Stato ha il dovere di usare il suo potere per il bene della collettività.Chiediamo per questo che il presidente Mattarella non firmi il DDL in quanto in palese contraddizione con i diritti costituzionali di cui è garante".

Riuscirà, stavolta, Sergio Mattarella a ricordarsi finalmente che il suo ruolo è a garanzia della Costituzione? Finora ha firmato "di tutto" anche leggi palesemente anticostituzionali!

Autore Piero Rizzo
Categoria Politica
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